Un governo amico della libera circolazione del contante, o dell’evasione fiscale, secondo le accuse che gli vengono rivolte dalle opposizioni. L’ennesima ‘prova’ del fastidio dell’esecutivo Meloni nei confronti dei pagamenti digitali spunta dalla legge di Bilancio 2023, la cui bozza è spuntata nella serata di mercoledì 23 novembre: all’interno delle 70 pagine c’è infatti una norma sui pagamenti con il Pos che prevede l’esenzione dall’obbligo di accettare carte di credito e bancomat per scontrini al di sotto dei 30 euro.

La norma, che piacerà sicuramente ai commercianti, prevede che il ministero delle Imprese e del Made in Italy stabilirà entro giugno, dunque in sei mesi, i “criteri di esclusione al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse”.

Nel frattempo però il governo sospende i procedimenti ed i termini per l’adozione delle sanzioni, ovvero le multe che prevedevano una parte fissa di 30 euro più il 4% della transazione negata al cliente desideroso di pagare con carta di credito o bancomat.

Proprio l’introduzione delle multe era una delle milestones del Recovery Plan da raggiungere entro il giugno 2022 e per questo il governo guidato da Mario Draghi aveva deciso di anticipare l’entrata in vigore delle sanzioni: ora l’esecutivo Meloni strizza l’occhio ai commercianti, che si era riuniti in un fronte “No Pos”, ma con ogni probabilità dovrà discutere di questa scelta azzardata con l’Unione Europea.

La scelta di eliminare le multe, così come l’innalzamento del tetto del contante a 5mila euro, vanno infatti in direzione contraria rispetto a quanto chiesto dalle istituzioni di Bruxelles, che da tempo chiedono ai nostri esecutivi di ridurre la gigantesca evasione fiscale del nostro Paese.

Quella delle sanzioni per il mancato obbligo di Pos è una storia che risale al 2014, quando per la prima volta col governo guidato dall’allora presidente del Consiglio Mario Monti scattò il primo obbligo formale di Pos per professionisti ed esercenti. Ma all’epoca, accanto all’obbligo, non c’era l’impianto sanzionatorio che di fatto rendeva inutili o quasi le normative.

Queste sono state introdotte soltanto dal governo Draghi, anticipando al 30 giugno 2022 la data che il Parlamento aveva fatto slittare, ancora una volta, al 2023. Ora l’ennesima marcia indietro firmata dall’esecutivo di Giorgia Meloni, che mostra una chiara allergia nei confronti dei pagamenti digitali.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia