La psicologa: "Parenti cercano colpevoli per elaborare lutto ma troppa esposizione mediatica"
Sulla Marmolada per la prima volta ricerche via terra, trovati resti escursionisti: “Bilancio definitivo, 11 tra morti e dispersi”
Quinto giorno di ricerche sulla Marmolada dopo la tragedia di domenica scorsa che ha ucciso dieci persone (il corpo dell’ultima vittima è stato ritrovato nella tarda mattinata). Dalle 5 del mattino i soccorritori sono in azione per recuperare le ultime persone disperse. Dopo giorni di ricerche con droni ed elicottero, per la prima volta, 14 specialisti interforze e due unità cinofile mettono piede sul fronte della slavina di ghiaccio della Marmolada. Si tratta -precisa l’Ansa – di un intervento particolarmente rischioso perché parte della calotta interessata dal disastro, grava ancora sul pendio sottostante. Un ricognizione “vista-udito” nel corso della quale sono stati ritrovati, seppur non in numero elevato, anche resti di escursionisti.
“Operazione complessa e con il rischio di altri improvvisi distacchi, ma per ora il ghiacciaio sembra tenere – afferma Maurizio Dellantonio, presidente del Soccorso alpino nazionale -. Un elicottero sta accompagnando gli operatori”. I radar e i sensori posti nel ghiacciaio permettono di rilevare ogni millimetrico spostamento della massa ghiacciata: in caso di allarme, pronte le vie di fuga. Per mettersi al riparo, le squadre di ricerca hanno solo 60 secondi.
Al momento le vittime identificate sono sei (quattro italiani e due cittadini della repubblica Ceca). Nelle prossime ore sono attesi i primi risultati dai carabinieri del Ris di Parma, che dovrebbe ricondurre tutti i reperti sia organici che tecnici alle vittime. La fase successiva sarà invece comparare questi Dna con quelli prelevati ai parenti per dare un nome ai corpi ancora non identificati.
“Il bilancio di questa tragedia è pressoché definito: ci sono undici persone tra i deceduti e i dispersi. Ad oggi l’identificazione degli otto deceduti riguarda tre veneti identificati e una trentina. Dei feriti, sette (tre dei quali in Veneto) sono ancora in ospedale e un paio sono gravi”, ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a Canazei, durante un punto stampa. “Sul ghiacciaio ci sono ancora delle persone, andremo avanti nelle ricerche. Dobbiamo fare tutto il possibile e ancora di più per riportarli a casa”, ha aggiunto Zaia, che a Canazei si trova con Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento.
Per i ricercatori del gruppo di lavoro glaciologico-geofisico per le ricerche sulla Marmolada le cause del crollo del 3 luglio del lembo residuale del ghiacciaio sono la forte inclinazione del pendio roccioso; l’apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità; la presenza di discontinuità al fondo e sui lati; l’aumento anomalo delle temperature che hanno influito sullo stato del ghiaccio; l’aumento della fusione con conseguente incremento della circolazione d’acqua all’interno del ghiaccio che può aver innescato una crescita dello stress sulle superfici di discontinuità; la fusione progressiva della fronte glaciale che ha fatto mancare sostegno alla massa sospesa.
LA PSICOLOGA – “In situazioni così drammatiche come questa si cercano sempre delle risposte, i ‘colpevoli’. Il dolore dei familiari è sconvolgente, hanno bisogno di ‘stampelle‘ per poter iniziare il processo di elaborazione del trauma che verrà metabolizzato con tempi decisamente lunghi”. A spiegarlo Adriana Mania di ‘Psicologi per i popoli’: a Canazei sostengono le famiglie delle vittime e dei dispersi sulla Marmolada.
Il team è composto da circa una ventina di professionisti che a rotazione stanno coprendo i turni per garantire un servizio continuo tutti i giorni. Intervistata da IlDolomiti.it, Mania spiega: “Ognuno esprime e manifesta il dolore a proprio modo, noi vogliamo essere una sorta di ‘stampella’ per accompagnare queste persone nei passaggi successivi. Stanno vivendo un trauma ma la fase successiva sarà quella dell’elaborazione, che sarà ancora più delicata”.
“Stiamo cercando di costruire intorno a loro una sorta di ‘bolla’ per difenderli” dall’esposizione mediatica. “Siamo circondati da troppe parole in questi giorni, a volte in questi frangenti il silenzio può essere prezioso” ammonisce.
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