Di fronte alla tragedia della Marmolada, il Procuratore di Trento ha dichiarato “daremo una risposta alle famiglie delle vittime” e ancora “accerteremo se vi sono responsabilità, anche penali, per la tragedia”.

Belle parole, apparentemente, che, però, meritano una riflessione. Con la cautela che il momento richiede anche per i risvolti emotivi ed il grande cordoglio che accompagna la vicenda. Non si comprende che risposta debba dare la Procura di Trento rispetto ad una fatalità come il distacco di una parte di ghiacciaio. Non si capisce, inoltre, che competenze tecniche possa avere la suddetta Procura per dare questa risposta.

Certo, in ambito giudiziario le consulenze tecniche si sprecano, ma il surriscaldamento globale non è materia da indagine penale a Trento. Neppure la ricerca di una responsabilità penale individuale rispetto a decisioni o non decisioni che hanno caratterizzato le scelte sul clima negli ultimi anni. A chi pensa di fare il processo il Procuratore di Trento?

A tutta la classe dirigente italiana e mondiale e, forse, in quota parte anche a se stesso? A questo punto, vanno ribadite due cose. La prima. La cultura del capro espiatorio non dà alcun contributo alla ricerca della verità, non rende giustizia alle vittime e non agisce minimamente sulle cause di una tragedia come quella che è successa. La seconda. La Procura, con tutto il peso che comporta un’indagine penale, dovrebbe muoversi soltanto a fronte di specifiche, circostanziate ed evidenti responsabilità individuali.