È salito a nove il bilancio delle vittime della tragedia della Marmolada, dove domenica pomeriggio un gruppo di alpinisti è stato travolto dal crollo di un seracco, un blocco di ghiaccio e detriti largo 200 metri e alto 80 che ha travolto la carovana.

Rispetto al bilancio stilato ieri, martedì 5 luglio, sono due i morti che si aggiunti all’elenco, di cui quattro riconosciuti dai famigliari e 5 non identificati. I feriti sono 7: 4 ricoverati a Trento, 3 in ospedali veneti. A fare il punto della situazione è stato il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.

Intanto sale la rabbia dei familiari delle vittime. “Perché nessuno li ha fermati?”, si è chiesta la sorella di Erica Campagnaro, che con il marito Davide Miotti è ancora nella lista di chi non si trova. Ma c’è anche chi si è salvato. Il 30enne Davide Carnielli è stato riconosciuto dai genitori grazie a un piercing. Ma è ancora ricoverato in terapia intensiva a Treviso. Alessandra De Camilli ha invece perso il compagno Tommaso Carollo: “Lui è stato spazzato via, io sono viva per pochi centimetri”, ha raccontato a Repubblica.

Ho sentito un rumore e guardato verso l’alto. Ho visto pezzi di neve e ghiaccio che scendevano, ho sentito qualcuno che gridava ‘via-via’. Poi penso di essere svenuta. Non ho avuto neanche il tempo di pensare ‘ora scappo’, che sono stata travolta”. Alessandra era con Tommaso Carollo: “Eravamo arrivati alla base del ghiacciaio, restava un percorso da fare sulla roccia. Ma ci siamo fermati e avevamo iniziato a tornare indietro. Era tardi. Mi sembrava troppo lungo il tragitto, era anche caldo. Ma chi poteva immaginare una cosa del genere”.

Al momento invece sembra scongiurata l’ipotesi di nuovi crolli del ghiacciaio. La parte ‘sospesa’ del ghiacciaio della Marmolada “al momento tiene”,  è stato spiegato durante un punto stampa che si è svolto a Canazei: i radar installati per monitorare i movimenti del ghiacciaio attualmente non danno segnali preoccupanti.

Le parole del procuratore

Quanto all’inchiesta per disastro colposo aperta dopo la tragedia, il procuratore capo di Trento Sandro Raimondi ha sottolineato all’Ansa che “la prevedibilità dell’evento è esclusa, non c’è, noi apriamo tutte le porte che abbiamo davanti per verificare cosa è successo e ricostruire il fatto”. “Sentiremo persone, vedremo filmati e coinvolgeremo il mondo scientifico per fare prove per capire, dal punto di vista idraulico, come mai c’era questa grossa massa d’acqua“, ha aggiunto il procuratore.

Raimondi che ha assicurato quindi una ricostruzione rigorosa su quanto accaduto domenica pomeriggio sulla Marmolada, ma non alla ricerca a tutti i costi di un colpevole. “Non c’è un agnello sacrificale per l’opinione pubblica – sono le sue parole riportate dall’Agi -. Non lasceremo nulla d’intentato, apriremo tutte le porte per comprendere e ricostruire i fatti anche con consulenze che affideremo a esperti scientifici, glaciologi e ingegneri idraulici“.

Redazione

Autore