L’intercettazione “bomba” che doveva servire per stoppare il procedimento disciplinare nei confronti di Henry John Woodcock esiste. Non è una invenzione di Luca Palamara. Lo ha confermato il procuratore di Napoli Giovanni Melillo al quotidiano La Verità. La circostanza era stata rivelata dall’ex presidente dell’Anm nel libro-intervista Il Sistema. «Il 5 luglio del 2018 – racconta Palamara ad Alessandro Sallusti Giuseppe Cascini (esponente di punta della sinistra giudiziaria e all’epoca, prima di essere eletto al Csm, procuratore aggiunto a Roma, ndr) mi vuole incontrare per annunciarmi che su Woodcock il Csm si deve fermare».

Il pm napoletano era a processo davanti alla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli per fatti relativi all’indagine Consip. «Ci incontriamo – prosegue Palamara – al bar Settembrini a Roma e (Cascini) mi parla di una intercettazione tra Legnini e Pomicino» in cui il vicepresidente del Csm «parla molto male del pm napoletano». Woodcock, in possesso dell’intercettazione, sarebbe «intenzionato a renderla pubblica per dimostrare che il Csm ha un pregiudizio nei suoi confronti». Il procedimento disciplinare, arrivato alle battute finali e pronto per la sentenza, subirà un rinvio e sarà concluso solo nella primavera del 2019, quando Legnini aveva terminato il mandato al Csm.
Questi i fatti.

Chiamato in causa, Cascini aveva affermato di non aver «mai saputo della esistenza di una intercettazione tra Legnini e Cirino Pomicino nella quale si parlava di Woodcock». «Non posso – aveva aggiunto – aver parlato con Palamara di una intercettazione della quale ignoravo (e ignoro) l’esistenza». «Non parlo con Woodcock da anni e certamente non mi ha riferito il contenuto di una intercettazione del genere. Ignoro quale interesse potessi avere io a veicolare a Palamara un messaggio del genere», aveva poi aggiunto. L’intercettazione “ambientale” riguardava un colloquio avvenuto nel 2016 fra Cirino Pomicino e l’imprenditore Alfredo Romeo, indagato dalla Procura di Napoli nel procedimento Consip. L’ex ministro si era rivolto nei mesi scorsi a Melillo per avere informazioni ma il procuratore di Napoli non aveva mai voluto dire nulla.

Sono stati, dunque, più fortunati i giornalisti de La Verità. «È compresa fra gli atti trasmessi alla Procura della Repubblica di Roma al fine delle indagini relative ai delitti di competenza di quel Tribunale», ha fatto sapere Melillo.
Per capire, però, come mai questa intercettazione, dopo essere finita a Roma, sia rimasta chiusa in questi anni in qualche armadio della Procura, è necessario tornare alla sera del 20 dicembre del 2016 quando i carabinieri del Noe, su delega di Woodcock, stanno interrogando a Roma Luigi Marroni, l’ex amministratore delegato della centrale acquisti della Pa. Nell’interrogatorio Marroni sta ammettendo di aver ricevuto ben quattro soffiate sull’indagine e sul fatto che fossero in atto intercettazioni telefoniche con microspie collocate nei propri uffici.

Marroni dice di averlo saputo parlando con il deputato Luca Lotti, con il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, con il presidente della municipalizzata fiorentina Publiacqua Filippo Vannoni, e con il presidente di Consip Luigi Ferrara, a sua volta informato dal numero uno dell’Arma Tullio Del Sette. Quest’ultimo, per tale rivelazione, è stato condannato il mese scorso a 10 mesi di reclusione. L’ex ad aveva fatto bonificare il proprio ufficio, rimuovendo le microspie. Sfumata l’indagine gli inquirenti avevano deciso di sentirlo. Mentre i carabinieri e Woodcock stanno finendo di interrogare Marroni, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone sta iniziando la cena per gli auguri di Natale con gli aggiunti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli e i vertici della Guardia di finanza della Capitale.  Ielo, a metà della cena, riceve la telefonata di Woodcock che lo informa di questa attività investigativa da cui emergono elementi su una fuga di notizie che sarebbe stata causata dal comandante generale dell’Arma e da un esponente apicale del governo.

Ielo avverte Pignatone e gli dice che la cosa migliore da fare sarebbe recarsi dai carabinieri. Pignatone non è d’accordo ma Ielo decide di andare lo stesso. Arrivato al Noe, Ielo legge il verbale delle dichiarazioni di Marroni e concorda con l’ipotesi di reato avanzata da Woodcock nei confronti di Lotti e Del Sette, sottolineando che la competenza sarà della Procura di Roma. Il giorno successivo, il 21, alle ore 18 per l’esattezza, Woodcock si reca a piazzale Clodio e consegna nelle mani di Pignatone il fascicolo, verosimilmente anche con l’intercettazione ambientale in questione che, però, non verrà mai depositata alle parti e rimarrà patrimonio di conoscenza in questi anni solo degli inquirenti. Per la cronaca, il 22 dicembre del 2016, Il Fatto Quotidiano aprirà il giornale con lo scoop sull’indagine Consip.