In cerca di alibi
Meloni, il nemico immaginario e i poteri forti: il ‘gioco’ della premier che può diventare canto del cigno
Ogni bambino ha un amico immaginario. Un compagno di avventure con cui condivide le giornate, il rischio dell’esplorazione, della crescita. Non so se la Meloni da bambina ne avrà avuto uno, so però per certo che in età avanzata ha scoperto di avere un nemico immaginario. Un tizio che la perseguita e la fa vivere in una costante situazione di pericolo, una condizione che le dà l’energia e il coraggio per sopravvivere. Dalla sua parte ha la famiglia, Arianna e Lollo innanzitutto, e poi i “Fratelli d’Italia”, soltanto con loro si sente al sicuro. Certamente l’amico immaginario di Giorgia Meloni non crederebbe mai alla favola che i poteri forti bloccano un Paese.
Non ci può credere, come invece fa la sua macchina social, ci crede però il nemico immaginario, quello che le suggerisce lo stratagemma che distrae le masse. E cosa fa la Meloni adesso che i conti non quadrano? Facile! La colpa non è del suo Governo ma arrivano loro, i mostri, i poteri forti. Così gli ha suggerito il nemico immaginario. La Meloni preferisce il nemico immaginario all’amico immaginario e perfino agli amici veri, a chi se non a lui addossare la colpa della propria incapacità? Un nemico immaginario che compare all’imbrunire per ostacolare, ricattare, boicottare.
L’amico immaginario si lancia all’avventura, alla scoperta di nuove imprese, tanti amici immaginari spingerebbero il nostro Paese a crescere, a non avere paura del futuro. Al contrario il nemico immaginario, evocato continuamente dalla Meloni, anche nel comizio di chiusura di Atreju, tende a farci chiudere in noi stessi, ci fa rinunciare ad ogni sfida, ammazza i nostri sogni. Un’Italia in preda ai nemici immaginari è un Paese destinato ad essere sconfitto, il nemico immaginario compatta, ma contestualmente atrofizza, spinge tutti a cantare lo stesso canto, ma è soltanto il canto del cigno. Un popolo in cerca di alibi, una società vecchia come quella italiana, con una leadership paurosa rinuncia alla scoperta, rinuncia all’amico immaginario, colui che sprona a crescere e diventare adulti.
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