Ruoli invertiti, lei ora è atlantista
Meloni-Salvini alleati-nemici, a Cernobbio tra risate e sfottò è rottura su tutto: sanzioni, flat tax… e slide
Dal siparietto sulle slide alle visioni quasi del tutto opposte nonostante la presenza nella stessa coalizione. Giorgia Meloni e Matteo Salvini sempre più alleati nemici. A cristallizzare le divergenze ci ha pensato il forum Ambrosetti di Cernobbio (Como) dove è andato in scena, davanti ad economisti, imprenditori e ministri del governo Draghi, il primo faccia a faccia tra i leader dei principali partiti in vista delle elezioni del 25 settembre.
C’erano Letta, Calenda, Conte (in collegamento da Napoli) e Tajani. Ma c’erano soprattutto loro, Giorgia e Matteo, seduti uno di fianco all’altro e pronti a punzecchiarsi sulla guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, lo scostamento di bilancio e le proposte avanzate in campagna elettorale, vedi la flat tax al 15% caldeggiata dalla Lega (“non faccio promesse che non posso mantenere, bisogna considerare i conti pubblici” ha commentato Meloni).
A mettere le mani avanti è la stessa presidente di Fratelli d’Italia, considerata in ascesa nei sondaggi, che prova a chiarire le visioni differenti presenti nella sua coalizione: “Nel centrodestra ci sono sfumature ma sulla visione siamo d’accordo. Per esempio sull’approccio produttivista, sul tema delle tasse, sulla centralità della famiglia e sulla libertà economica. Poi io posso dire che la flat tax deve essere incrementale, Berlusconi la propone al 23% e Salvini al 15% – ha concluso – ma sul principio di abbassare le tasse siamo d’accordo”.
Quando Salvini ribadisce la sua posizione sulle sanzioni alla Russia che danneggiano gli imprenditori italiani, Meloni viene immortalata mentre si mette le mani in faccia, forse in segno di disapprovazione. Disapprovazione anche sullo scostamento di bilancio chiesto dalla Lega e da altri partiti al governo Draghi. Per Meloni infatti è difficile con questi livelli d’indebitamento.
Salvini però non arretra, anzi. Ribadisce la flat tax al 15%, rilancia lo scostamento di bilancio per aiutare famiglie e imprese in un momento storico dove è aumentato tutto e lancia la proposta (che garba poco a Fratelli d’Italia) di un Ministero, quello dell’Innovazione, con sede a Milano.
Poi il siparietto sulle slide con cui Salvini ha aperto il suo intervento (“Parto da quello di cui avete discusso e mi permetto di farlo con qualche slide”), durato dieci minuti e quasi del tutto dedicato al tema delle sanzioni alla Russia. “Le slide? Dai...” ride Meloni. “Eh, le slide… poca spesa, molta resa” replica il segretario del Carroccio.
Sulle sanzioni imposte alla Russia, Salvini incalza riportando le parole di un imprenditore (“forse presente anche qui”): “Nessuno dirà che le sanzioni alla Russia ci danneggiano” ma “eccomi! L’alto rappresentante della politica estera Ue a febbraio diceva che le sanzioni avrebbero evitato che i russi venissero a fare shopping in Europa. Non mi pare sia andata così”. E ancora: “Le sanzioni ad oggi hanno comportato un surplus commerciale di 140 miliardi di dollari nelle casse russe. Il rublo non è mai stato così forte”. Nel finale ammorbidisce il tiro: “Non dico di abolire le sanzioni, ma serve uno scudo europeo per non danneggiarci”.
Sulle sanzioni alla Russia, Meloni dichiara invece l’esatto opposto con un discorso atlantista, in linea con quello del governo Draghi. “Se l’Italia si sfila dai suoi alleati, per Kiev non cambia niente ma per noi sì” perché è una questione “di credibilità”. “Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il vincitore non sarà solo la Russia di Putin ma la Cina”. Dunque le sanzioni restino, è il ragionamento di Meloni.
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