Piazza del Plebiscito. È da poco passata la mezzanotte. C’è una pandemia e c’è un coprifuoco che impone di rientrare nelle proprie case alle 22.

Venti tra ragazzini e ragazzine, tra i 15 e i 18 anni, giocano a pallone tra le colonne della piazza, altri sono seduti sui muretti delle colonne che costeggiano la piazza principale della città, dove affaccia la Prefettura. Urlano qualche frase in napoletano e giocano a fare i grandi con una sigaretta tra le mani. Non vanno a scuola da inizio marzo scorso se si considerano le poche settimane comprese tra fine settembre e inizio ottobre. Si devono accontentare della didattica a distanza ma non tutti, ammettano, di seguirla.

Luigi ha diciotto anni e ci racconta: “Non me ne frega del coprifuoco, o si chiude tutto oppure io non lo rispetto, non ha senso. Il virus lo posso prendere anche la mattina”. Non ci credono, non hanno paura e non sanno filtrare le informazioni che ricevono dall’esterno. Rabbia o comprensione? Non spetta a noi dirlo.

Maurizio ha quindici anni, ammette subito che la scuola non è il suo forte, e che sogna di fare il pizzaiolo, poi parla del virus: “È un’influenza normale e loro fanno la tragedia”. Ma le persone stanno morendo… “Sì ma a marzo c’erano le bare nei furgoni militari (Bergamo, ndr) poi per due mesi il virus non si è visto più, è sparito, mi sembra strano”.

E il coprifuoco è una restrizione che non viene capita né accettata. Poi parliamo anche di politica. Annarita ha quindici anni e vuole dirci qualcosa su De Luca e il Governo. “Non sanno comandare né fare le regole – dice – morivano tutti prima, ora quindici giorni senza cure e stanno bene, non può passare stando solo a casa. Poi hanno sbagliato a chiudere tutto, già l’economia sta come sta. Spero che ci saranno altre rivolte a Napoli”.

Proteste, virus, coprifuoco, ognuno ha la sua opinione e la dice utilizzando gli strumenti che ha a disposizione. Martina, sedici anni e capelli lunghissimi soffre le restrizioni perché “voglio essere libera, voglio la mia libertà” e non ha nessuna intenzione di restare dentro casa. Gaia, 15 anni, anche lei è in strada e ripete lo stesso ritornello: “Non ho paura di prenderlo di notte, perché lo posso prendere pure la mattina”.

Per circa un’ora i ragazzini parlano con noi del coronavirus, del costo eccessivo dei tamponi privati, delle attese estenuanti se ti rivolgi al medico di base per prenotare il tampone. Sono consapevoli di violare le regole. I loro genitori li lasciano fare, non sono preoccupati dell’ora tarda e delle restrizioni in vigore.

All’una arrivano tre volanti della polizia. Sfrecciano per la piazza e si dirigono verso la comitiva che inizia a correre verso le stradine in salita che portano a Pizzofalcone e al Pallonetto. Uno di loro viene fermato dagli agenti. Gli altri, nascosti dietro ai muretti, cercano di capire se l’amico ha preso la multa (sanzione minima 400 euro), poi appena le volanti vanno via ritornano sotto le colonne. E’ circa l’1.30 e piazza del Plebiscito continua a vivere perché “il coprifuoco è una sciocchezza“.

Ciro Cuozzo e Francesca Sabella

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