Da quando Elly Schlein ne è diventata Segretaria, il Partito Democratico è tornato nelle piazze. E da partito di governo si è trasformato in partito di protesta. Senza però imporre una propria agenda su proposte e riforme, ma mettendo le tende, è proprio il caso d dire, su ogni contestazione populista che emerge nel Paese. E questo a prescindere che sia giusta o meno. E in quelle stesse piazze Elly Schlein incontra Giuseppe Conte, che però riesce sempre ad arrivare cinque minuti prima.

Solo il sistema proporzionale delle elezioni Europee infatti separa oggi Pd e 5 Stelle, sul fronte elettorale ma non su quello politico. E per assurdo rincorrendo quella linea con l’obiettivo di superarla, il Pd di Schlein è oggi ancor più grillinizzato di quello di Zingaretti che seguendo il guru Bettini inventò il ‘Campo largo’. Uomo forte reduce di quella stagione è ancora Francesco Boccia, passato da essere il ministro filtro tra Speranza e le Regioni nel governo Conte, a ombra di Letta con gli enti locali, fino a essere scelto come capogruppo al Senato da Schlein.

Tutto senza che Boccia abbia mai preso un voto, a parte quello di Michele Emiliano e neanche il 3 per cento alle primarie contro Zingaretti. Ma oggi detta la linea al Pd, rivendicando di essere stato l’unico a non aver votato il jobs act nel 2015 (ma venendo comunque ricandidato nel listino bloccato con Renzi segretario). E oggi Boccia è interprete di tutte quelle politiche economiche che chiedono in sintesi sempre e solo una cosa: più tasse.

Utili ovviamente per ripagare il reddito di cittadinanza e tutti i bonus della stagione contiana che il Pd non riesce ancora a rinnegare. Corrispettivo a questa linea sul fronte delle politiche del lavoro è Andrea Orlando, che invece oggi parla di salario minimo legale dopo che da Ministro ha aumentato solo la cassa integrazione. E che essendo stato anche ministro della giustizia, durante il governo Renzi, oggi rinnega persino le riforme che portano il suo nome, come quella della prescrizione, a cui preferisce la Bonafede, per lui intoccabile.

Di giustizia il Pd non parla più, tanto le sue veci le fa l’Associazione Nazionale dei Magistrati. E quindi su loro istanza, come se fossimo ancora nell’epoca del berlusconismo, contrasta tutte le riforme annunciate da Nordio, dalla separazione delle carriere alla riforma del Csm.

Addirittura pur di non mettere mano al codice penale il pd a trazione Schlein contrasta anche una ipotetica abolizione dell’abuso d’uffcio che i sindaci del Pd sono stati i primi a chiedere fortemente. La parola “giustizia” Elly Schlein la usa solo legandola ad altre due parole: sociale ed ambientale, come nel titolo del suo libro. Ed è qui che troviamo la parte più integralista del suo programma. Dove la redistribuzione della ricchezza e il nimby prendono il posto della crescita e dello sviluppo. E quindi del lavoro. Per questo il Reddito di cittadinanza diventa intoccabile, perché il sussidio nel nuovo

Pd ha preso il posto del merito. L’ambiguità del Partito democratico sul termovalorizzatore di Roma è solo un paravento dietro cui nascondersi, perché lasciare Gualtieri solo a combattere questa battaglia significa alimentare il populismo. E la conseguenza poi è che anche Antonio Decaro, sindaco di Bari, senza la scusa del commissariamento per il Giubileo, impugna al TAR l’autorizzazione per un termovalorizzatore necessario per chiudere il ciclo dei rifiuti anche in Puglia. Dove il Pd sta bloccando, con la complicità del governo, un deposito di Gpl di Energas perché a loro dire “a rischio di incidente rilevante” come dicevano per la Tap, che fu realizzata solo perché il governo Renzi con coraggio ignorò ogni protesta.

Neppure la guerra in Russia e la totale dipendenza del nostro Paese dal gas di Putin ha convinto il Pd a difendere la grande riforma che fu fatta dal governo Renzi con lo Sblocca Italia, consentendo la ricerca degli idrocarburi nel mare italiano. Per questo se non avessimo provveduto a cercare i rigassificatori per Piombino e Ravenna durante il governo Draghi, oggi probabilmente il Pd si metterebbe contro persino a quelli seguendo la strategia “no fossile” di Schelin.

Che invece incontra gli studenti in tenda alimentando lo scontro con i proprietari di casa, categoria ormai equiparata dal nuovo Pd a evasori e speculatori. Un pò quello che pensano delle Partite Iva, che invece vanno aiutate a ottenere le garanzie di tutti gli altri lavoratori. E se poi in piazza scendono anche gli ecovandali a imbrattare i monumenti, il Pd porta le tende anche a loro. Chiedendo pure scusa per la parolaccia del sindaco Nardella, che si era precipitato a fermare i teppisti di Palazzo Vecchio.

Come si può difendere chi deturpa l’arte, la cultura, la storia, la bellezza del nostro Paese, con motivazioni spesso qualunquiste e complottiste? A Milano il monumento a Vittorio Emanuele in piazza Duomo dopo un mese è ancora sporco perché, al contrario di quel che dicono, la vernice non è lavabile: serve un bando da 200 mila euro con la Sovrintendenza per restaurarlo.

L’ultima performance sulle riforme costituzionali, poi, fa cadere le braccia: si rimangia anche la storia dei Ds che mai avrebbero detto, come ha fatto Andrea Orlando: “I salari non saliranno né con il presidenzialismo né con il premierato”. Saliranno con le tasse e l’utero in a affitto?