«È ora di formare la nuova classe dirigente, basta surrogati. I politici di domani dovranno avere una cultura della tradizione politica, conoscere l’organizzazione di un’istituzione, sapere come funziona una leadership e padroneggiare la politica pubblica». Massimo Adinolfi, professore di Filosofia teoretica all’università Federico II e direttore della nuova scuola di formazione politica PolìMiNa, spiega perché è fondamentale insegnare la politica a chi vuole entrare a farne parte: solo così un candidato può davvero essere all’altezza di amministrare la cosa pubblica.

A Napoli è in corso un ricambio all’interno della classe dirigente. Nei giorni scorsi don Mimmo Battaglia si è insediato alla guida della diocesi di Napoli e Andrea Annunziata è stato nominato presidente dell’Autorità portuale. A loro si aggiunge Matteo Lorito che da qualche mese è al vertice della Federico II. Tutto ciò impone una riflessione sui cambiamenti in atto nella politica locale e sulla strategia per rafforzare la governance di Napoli. «In tutto il Paese, in particolare nella nostra città, c’è un problema legato alla struttura della classe dirigente che oggi è completamente frantumata – spiega Adinolfi – E il Consiglio comunale offre una rappresentazione plastica della polverizzazione della cultura e della tradizione politica». Oggi, infatti, Napoli appare come una città in balia di se stessa, senza un programma e con un sindaco che l’ha ormai abbandonata al suo destino. «Credo ci siano pochi esempi nella storia politica nazionale di un primo cittadino che, dopo aver fatto ciò che ha fatto Luigi de Magistris a Napoli, si candida altrove» commenta Adinolfi.

E allora come si rimedia a questa carenza di esponenti politici di spessore? Ricordando che Napoli ha dato i natali a politici che sono pur sempre riusciti a occupare posti importanti in Parlamento e nel Governo. «Il paradosso – aggiunge Adinolfi – è che siamo rappresentati a livello nazionale, mentre nella dimensione locale ci scontriamo con un’inefficienza e una carenza enorme di politici. Perciò a Napoli bisogna ricostruire lo spazio e la struttura delle istituzioni politiche». Come riuscire in questa difficile impresa? «C’è da lavorare sulla formazione della società civile e a questo scopo nasce la scuola PolìMiNa – prosegue Adinolfi – E poi anche i partiti devono fare lo stesso: basta surrogati e basta personalizzazioni eccessive della politica».

La nuova scuola, diretta da proprio Adinolfi, è stata costruita sull’asse Napoli-Milano e ha l’obiettivo di creare “architetti della politica” in un momento in cui Napoli e il resto d’Italia vivono una situazione di forte precarietà. Soprattutto, aspira a eliminare “modelli sbagliati” dall’immaginario collettivo. «Oggi non esistono più i tradizionali percorsi di formazione politica – sottolinea Adinolfi – e spesso accade che si arrivi a Palazzo Chigi senza prime avere avuto alcuna esperienza. Questo significa trasmettere ai giovani il messaggio per il quale non c’è bisogno di un lavoro faticoso, che poi è quello che assicura efficacia all’azione politica, per arrivare a ricoprire certe cariche. Ed è un messaggio assolutamente sbagliato».

Ora, però, Napoli si appresta a scegliere il nuovo sindaco e ha l’occasione di cambiare e interrompere un disastro che va avanti oramai da dieci anni. «Il prossimo inquilino di Palazzo San Giacomo dovrà avere esperienza, visione e cultura politica – sottolinea Adinolfi – Vorrei un primo cittadino competente ma con un tratto popolare, perché tra le competenze per essere un buon politico c’è anche la capacità di costruire consensi ed entusiasmo attorno a sé, magari senza urla e slogan che gridano alla rivoluzione del cuore. Basta la capacità di convincere della bontà di un progetto». Per ora, però, i programmi scarseggiano e i possibili candidati a sindaco provengono dalla società civile o sono nomi già giudicati dalla storia.

«Napoli si prepara a vivere un’era nuova e come tale piena di cambiamenti – conclude Adinolfi – Ci sono molte opportunità per lei e il prossimo sindaco avrà un ruolo fondamentale, ma mi auguro che non emergano solo nomi vecchi o della società civile, ma anche politici di spessore che abbiano la capacità di alzare gli occhi per guardare un po’ più lontano»

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.