Il dibattito sull’amministrazione
Più poteri e fondi ai sindaci ma non abbandoniamo le Città metropolitane

Nel dicembre dello scorso anno i sindaci di Praga, Budapest, Bratislava e Varsavia hanno siglato il “patto delle città libere”. Tra le varie richieste c’è l’accesso diretto ai fondi europei, bypassando i rispettivi Governi nazionali al fine di rendere più efficace la spesa delle risorse a livello locale. Uno slancio simile c’è stato anche da parte dei politici di casa nostra. Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, durante il Forum della città tenutosi a Oporto nel 2020, ha avanzato due richieste: più risorse per le politiche urbane da ricavare dal budget della coesione, portando al 10% la quota destinata alle città, e un posto al tavolo in cui Commissione europea e Stati membri discutono e decidono le politiche che riguardano le aree urbane. «Trovo ragionevoli le richieste di Nardella – commenta Tuccillo – ma per arrivare a questo step dobbiamo parlare delle Città metropolitane che, secondo la legge, sono istituzioni, ma solo sulla carta: quella di Napoli è praticamente inesistente, il che è inaccettabile».
La legge numero 56 del 2014 (legge Delrio) ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle Città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle Province. Il testo stabiliva anche che il sindaco del Comune capoluogo fosse di diritto anche sindaco metropolitano. «La legge individuava nella Città metropolitana il protagonista dello sviluppo del territorio – spiega Tuccillo – Le Regioni avrebbero dovuto trasferire al sindaco metropolitano alcuni poteri in materia di gestione dei rifiuti o dei trasporti, per esempio, e così l’ex Provincia avrebbe potuto avere grande incidenza nel panorama dei rapporti politici nazionali e internazionali». Com’è andata a finire? «Che la Città metropolitana di Napoli è stata ridotta a dépendance del sindaco Luigi de Magistris che di tanto in tanto ci ha piazzato qualcuno dei suoi – afferma Tuccillo – L’istituzione è inesistente e lo statuto della Città metropolitana, che tra l’altro prevedeva l’elezione di un sindaco metropolitano, non è diventato legge e tutti si sono quasi dimenticati della sua esistenza e della sua importanza».
Ma come mai la creazione di un ente così importante è stata abbandonata? «Le colpe possono essere attribuite alla Regione che si è preoccupata di cedere parte dei suoi poteri – spiega Tuccillo – e al Governo che non è intervenuto perché questo accadesse e anche al sindaco che non ha fatto nulla. Riaccendiamo i riflettori sull’importanza della Città metropolitana e ripartiamo da questo progetto lasciato a metà per ridefinire poteri e competenze dei sindaci».
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