La visita della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, ieri al carcere di Poggioreale, è una notizia che racconta sicuramente un fatto. E cioè che il carcere è uscito dal buio totale in cui è stato relegato per anni, come se fosse un mondo a parte, chiuso dietro le sbarre e per questo tale da non meritare attenzione. Una sorta di contenitore di tutti i mali della società, come se poi in carcere ci fossero soltanto colpevoli e dimenticando che siamo nel Paese con il più alto numero di detenuti in carcere senza processo e che in Campania, in particolare, quasi la metà della popolazione detenuta è in attesa di giudizio.

Un cambiamento di rotta lo hanno dato sicuramente i fatti di Santa Maria Capua Vetere, cioè la storia dei pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020, commessi da squadre di agenti penitenziari ai danni di oltre un centinaio di detenuti, quasi tutti quelli del reparto Nilo, un’intera sezione del carcere casertano. Fu una mattanza per la quale è in corso l’udienza preliminare, prima tappa dell’iter giudiziario in cui per la prima volta viene contestato il reato di tortura. Poche settimane dopo la svolta dell’inchiesta su quei pestaggi, a luglio scorso, la ministra della Giustizia Marta Cartabia visitò personalmente il carcere di Santa Maria Capua Vetere insieme al premier Mario Draghi. Si disse mai più. E il carcere divenne improvvisamente una priorità e un’emergenza, con una consapevolezza che forse mai prima di allora si era avuta, non solo negli ambienti della politica ma anche tra l’opinione pubblica. In questo ultimo anno di carcere si è parlato più spesso che nel passato, la ministra Cartabia ha affidato alle commissioni lo studio di soluzioni agli aspetti più critici del sistema, ma purtroppo ancora si attende che diventino concrete le iniziative promesse.

Nell’attesa, si registra ieri l’arrivo a Napoli della sottosegretaria Macina, la quale, dopo aver visitato il carcere di Poggioreale, il più antico della città e il più grande d’Italia, e quello con alti numeri di sovraffollamento, ha voluto incontrare anche il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. Una scelta di confronto. Il garante ovviamente ha accettato l’invito al volo e ha incontrato la rappresentante del ministero della Giustizia, omaggiandola del vino prodotto nel bene confiscato alla camorra di Secondigliano dedicato alla memoria di Gelsomina Verde, vittima innocente della criminalità organizzata, e del suo libro sul carcere per presentarle la sua storia e il suo impegno. «Nel carcere di Poggioreale ci sono oltre 2.200 detenuti, ma l’istituto, uno dei più grandi d’Italia, ne potrebbe ospitare poco più di 1.500. Un tasso di affollamento superiore alla media nazionale, con conseguenze sulla qualità della detenzione e sulla serenità del personale – ha spiegato la sottosegretaria -. Sarebbe ingenuo dire che un problema così serio possa essere risolto da un giorno all’altro ma ci sono alcune cose che si possono fare in tempi brevi. Uno dei padiglioni del carcere, il Genova, è in parte inutilizzato per via di una ristrutturazione degli ambienti ferma da anni, parliamo di oltre 60 camere indisponibili. Lavori che dovranno arrivare a conclusione con la riapertura delle sezioni interessate, in tempi certi e celeri. Un altro aspetto riguarda l’organico: nelle prossime settimane è prevista l’assegnazione di 22 nuove unità di agenti di polizia penitenziaria, un contributo che potrà facilitare il lavoro dell’intero contingente».

Macina ha definito Poggioreale «un istituto in chiaroscuro», «molto particolare». Complicato ricavare spazi di socialità. «Ho appreso oggi di una convenzione stipulata col San Carlo di Napoli, ho visitato una pizzeria in cui i detenuti si alternano per fare pizze. Accanto ad evidenti criticità convivono buone pratiche», ha aggiunto citando il servizio di assistenza intensificata con poliambulatorio e centro dialisi. «Ho preso nota di tutto – ha concluso la sottosegretaria – e come sempre, dopo ogni visita all’interno di un carcere, sarà mia cura segnalare al Dipartimento tutti gli elementi che richiedono soluzioni». Aspettiamo le soluzioni.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).