Tra pandemia e sovraffollamento
Poggioreale è una discarica sociale, la Cartabia intervenga
L’applauso alla «grande guerriera» e l’invito accorato a «interrompere lo sciopero della fame». «Sei sciupata, sospendi per qualche giorno, devi essere in forze, abbiamo bisogno di te». I detenuti di Poggioreale hanno ricevuto ieri la visita di Rita Bernardini, consigliere regionale del Partito Radicale e presidente di Nessuno Tocchi Caino. L’hanno applaudita al suo arrivo, le hanno confidato criticità e disagi, hanno provato a convincerla a interrompere lo sciopero della fame, una protesta che Barnardini ha iniziato il 10 gennaio dopo quello di 25 giorni fatto a dicembre.
«Qui è accaduto il miracolo della non violenza – ha commentato lei, determinata come sempre – Gli esponenti di Forza Nuova, che sul piano degli ideali sono quanto di più distante da noi, mi hanno fatto sapere di aver aderito allo sciopero della fame, “ammainando le bandiere e sposando la legalità” come loro stessi hanno detto, e questo perché non vogliono strumentalizzare la lotta giusta dei detenuti». «Sospendi lo sciopero della fame, lo proseguiremo noi», hanno detto alla Bernardini che, con Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti di Nessuno Tocchi Caino e con i garanti Samuele Ciambriello e Pietro Ioia, ha visitato il padiglione Firenze, nel carcere più grande non solo di Napoli ma d’Europa (2.210 reclusi).
Fuori una ventina di familiari di detenuti era in sit-in con un grande striscione su cui spiccava questa scritta: «Smcv ce l’ha insegnato, il carcere è tortura di Stato» e invocando il diritto alla salute per chi è dietro le sbarre. Il padiglione Firenze si sviluppa su tre piani, ospita chi entra in carcere per la prima volta. I primi due piani sono ormai una sorta di reparto Covid, i detenuti positivi sono stipati in celle sempre più affollate man mano che aumentano i contagi, non potendo disporre di grandi spazi per l’isolamento. Il terzo piano è invece occupato da oltre 150 detenuti che provano a schivare il Covid e resistere in questo contesto di restrizione pura, senza più le attività trattamentali sospese o comunque fortemente ridotte a causa della pandemia e delle quarantene, in attesa dei vaccini che la direzione sanitaria del carcere ha promesso che saranno presto disponibili. «Ora tocca alla Cartabia venire a vedere con i propri occhi le condizioni in cui si trovano i detenuti», ha affermato Pietro Ioia.
«Questo penitenziario, che ha già una struttura fatiscente, è sempre più sovraffollato. E come se non bastasse – ha aggiunto il garante cittadino – hanno mandato qui circa 60 detenuti dal Lazio. In questi padiglioni ci sono reclusi che aspettano da mesi un tampone, un vaccino, i farmaci. La direzione del carcere e il personale della penitenziaria fanno sforzi enormi ma con la pandemia il problema delle risorse a disposizione è fortemente peggiorato. L’aria intanto è sempre più tesa, sono tutti sull’orlo di una crisi di nervi, serve intervenire presto». Amnistia e indulto, per il momento, non sembrano proprio nei programmi di questo Governo, e da più parti arriva l’appello a non ignorare la bomba carcere.
«I detenuti positivi sono ormai più di tremila in Italia – ha aggiunto Rita Bernardini -. Serve senso di responsabilità. Il sovraffollamento è già di per sé insopportabile perché determina condizioni di vita inumane e degradanti, con il Covid diventa proprio la disperazione, ed è una preoccupazione per chi lavora in carcere, per chi è detenuto, per i familiari. La non violenza – ha concluso – è il modo più giusto per dialogare ma bisogna avere interlocutore disponibile a dialogare». Al Governo si chiedono provvedimenti. «Servono misure svuotacarceri – ha spiegato il garante regionale Ciambriello –, in cella solo chi ha reati gravi, per il resto è necessario fare più ampio ricorso a misure alternative e innalzare la liberazione anticipata da 45 a 75 giorni».
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