Ok alla Camera
La legge sull’oblio oncologico cancella lo stigma dell’inguaribilità dal cancro
L’Italia era rimasta colpevolmente indietro rispetto ad altri Paesi. Dopo l’approvazione all’unanimità alla Camera, la legge passa al Senato, con l’auspicio che per questa norma di giustizia e civiltà il percorso netto sia replicato

Nessuna discriminazione per chi è guarito da una malattia oncologica. Lo prevede il testo unificato che introduce disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche, la cosiddetta legge sull’oblio oncologico, approvato ieri alla Camera dei deputati con 281 voti favorevoli e nessun contrario. Una legge che parte da lontano, dall’impegno, nella scorsa legislatura, di Maria Elena Boschi e Lisa Noja di garantire giustizia e restituire un diritto a tutti coloro che sono guariti per la scienza da una patologia oncologica e, nonostante abbiano superato la malattia, subiscono discriminazioni e disparità di trattamento quando cercano di riappropriarsi della loro vita sociale, economica e lavorativa. Sono infatti oltre un milione le persone che sono state dichiarate clinicamente guarite, ma che devono superare un percorso a ostacoli, se non addirittura essere costretti ad abbandonare la speranza di ottenere quello che per gli altri è un diritto, quando si tratta di accedere a un mutuo in banca per la casa, di richiedere un finanziamento per l’acquisto di un’auto, di intraprendere un percorso di affidamento o di adozione o semplicemente di trovare un lavoro.
A questa odiosa discriminazione presente in molti Paesi ha risposto il Parlamento Europeo con una risoluzione, approvata a febbraio 2022, che impegna tutti i suoi stati membri ad adottare una legge entro il 2025. Francia, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna sono già corse ai ripari. L’Italia era rimasta colpevolmente indietro. A voler sanare questo vulnus è stata la caparbietà di Maria Elena Boschi che come prima proposta di legge da depositare all’inizio della legislatura ha voluto proprio quella sull’oblio oncologico.
Un testo bipartisan, sottoscritto da deputati di gruppi parlamentari sia di maggioranza che di opposizione, tra i quali Lorenzo Guerini del Pd, Cristina Rossello di Fi, Vanessa Cattoi della Lega, Dieter Steger delle Autonomie. Una proposta che è stata la miccia per dare l’avvio all’iter legislativo, colta dalla parlamentare di Forza Italia Patrizia Marrocco, che ricordava le radici lontane di questa battaglia di civiltà, quando “nel 2006 l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi istituì la giornata nazionale del malato oncologico proprio per mettere in luce gli aspetti diretti ed indiretti della malattia e del paziente”. Boschi e Marrocco, relatrici della norma, hanno lavorato insieme alla unificazione e alla ricucitura delle proposte depositate sino ad arrivare ad un testo unico approvato all’unanimità il 28 giugno in Commissione Affari Sociali e ieri in Aula.
Un risultato che ha avuto il plauso anche del governo. Secondo il ministro della salute Orazio Schillaci “premia il lavoro compatto di tutte le forze politiche e l’impegno delle associazioni dei pazienti che, da anni, rivendicano questo diritto”. E sono proprio le associazioni ad aver accompagnato l’avanzamento della proposta di legge e aver fatto da pungolo, anche attraverso raccolte di firme ed iniziative pubbliche. Per la Federazione delle Associazioni di volontariato in oncologia (Favo) con l’approvazione “vengono cancellati per legge lo stigma cancro = morte e lo stigma cancro = malattia incurabile e inguaribile”. Per la segretaria generale Elisabetta Iannelli, “una bella pagina della politica italiana, unita per il riconoscimento di un diritto universale”.
Un plauso all’approvazione anche dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica e Fondazione Aiom, che aveva lanciato la campagna informativa #iononsonoilmiotumore, “Questa norma – ha evidenziato il presidente Aiom Saverio Cinieri – può porre il nostro Paese all’avanguardia in Europa nella tutela delle persone colpite dal cancro che hanno superato la malattia”. È infatti un testo che oltre a introdurre il diritto all’oblio a seguito di guarigione, cioè diritto di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica in caso in cui il trattamento attivo si sia concluso da più di dieci anni (che si riducono a cinque se la patologia è insorta prima del ventunesimo anno di età), introduce anche la promozione di politiche attive per assicurare a ogni persona uguaglianza di opportunità nell’inserimento e nella permanenza al lavoro, nella fruizione dei servizi, e nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi. Ora la legge passa al Senato, con l’auspicio che per questa norma di giustizia e civiltà il percorso netto sia replicato
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