Ogni ondata è caratterizzata da una nuova variante Covid. Nelle ultime settimane a farla da padrona è Omicron 5 nelle sue due nuove sottovarianti. Secondo gli esperti, la sua caratteristica principale è che ha la capacità di reinfettare le persone “entro poche settimane”. Andrew Roberston, il responsabile sanitario dell’Australia occidentale, ha spiegato a News.com che sebbene in precedenza si ritenesse che la maggior parte delle persone avrebbe mantenuto un certo livello di protezione contro la reinfezione (grazie al vaccino) o avesse mantenuto un certo livello di immunità naturale, questo “non è il caso” del ceppo più recente. “Quello che stiamo vedendo è un numero crescente di persone che sono state infettate da BA.2 e poi sono state infettate dopo quattro settimane”, ha spiegato il medico, come riportato dal Mattino.

“Quindi in sei/otto settimane stanno sviluppando una seconda infezione, e questo è quasi sicuramente BA.4 o BA.5”. La capacità dei ceppi BA.4 e BA.5 di reinfettare individui che nelle precedenti ondate di Covid-19 avrebbero avuto un’immunità più forte, ha portato alcuni esperti a iniziare a chiamare questo ultimo ceppo – Omicron 5 – il “più trasmissibile e potente”, mai visto ad oggi. Uno studio pubblicato su Science la scorsa settimana ha confermato la preoccupante realtà: molti potrebbero aver già sperimentato molteplici reinfezioni,  queste nuove sottovarianti sfuggono alla protezione da infezioni e ai vaccini precedenti.

Il professore di immunologia Danny Altmann, coautore che ha scritto l’articolo su Science insieme a Rosemary Boyton, professoressa di immunologia e medicina respiratoria, ha discusso i risultati della loro ricerca notando che contrariamente a quanto in molti pensano, i vaccini e le precedenti infezioni non creano un muro di immunità contro le nuove reinfezioni. Le nazioni stanno invece vivendo “ondata dopo ondata nuovi casi ovunque”.

La maggior parte delle persone, anche se vaccinate tre volte, ha avuto una risposta anticorpale neutralizzante 20 volte inferiore contro l’Omicron rispetto al ceppo Wuhan iniziale”, ha raccontato Altmann, osservando che, soprattutto, “l’infezione da Omicron è stata uno scarso potenziatore dell’immunità all’ulteriore nuova Omicron. È una specie di virus stealth che passa sotto il radar”, ha detto, sottolineando che “anche avendo avuto Omicron, non siamo ben protetti da ulteriori infezioni”.

Una ricerca pubblicata su Nature della Columbia University, uno studio che deve ancora essere sottoposto a revisione paritaria, suggerisce che BA.4 e BA.5 sono quattro volte più resistenti agli anticorpi dei vaccini rispetto a BA.2. Sebbene gli esperti ritengano che questi ceppi attuali probabilmente alimenteranno nuove ondate, hanno notato che i vaccini forniranno un’immunità parziale e possono comunque proteggere da infezioni potenzialmente più gravi.

“I nostri dati suggeriscono che queste nuove sottovarianti di Omicron saranno probabilmente in grado di portare a picchi di infezioni nelle popolazioni con alti livelli di immunità al vaccino e immunità naturale a BA1 e BA2”, ha affermato il dottor Dan Barouch alla CNN. “È probabile che l’immunità del vaccino fornirà ancora una protezione sostanziale contro le malattie gravi con BA4 e BA5”. Barouch è stato uno dei coautori di un documento separato, pubblicato con il New England Journal of Medicine, che ha riscontrato una riduzione di tre volte degli anticorpi neutralizzanti dei vaccini e dell’infezione contro BA.4 e BA.5, che era sostanzialmente inferiore a BA.1 e BA2.

Per questo motivo, i vaccini che molti hanno ricevuto negli ultimi 18 mesi avranno probabilmente bisogno di un aggiornamento. La Federal Drug Administration ha raccomandato ai produttori di vaccini Covid-19, vale a dire Pfizer e Moderna, di iniziare a modificare ciò che hanno attualmente in offerta in modo che i richiami possano “colpire” più accuratamente le varianti BA.4 e BA.5.

Quali sono i sintomi di omicron 5?

Sembra che tutto inizi con un banale raffreddore con mal di gola. In tanti convinti che si tratti solo di un banale mal di gola da aria condizionata troppo forte in ufficio o da qualche sudata raffreddata, non si preoccupano. Poi il tampone mostra la sua verità. Raffreddore e mal di gola, al contrario delle altre varianti, per Omicron 5 compaiono quasi sempre. Il virus sembra colpire preferibilmente le alte vie respiratorie senza scendere nei polmoni. C’è una minore incidenza dei disturbi di gusto e olfatto. La febbre può essere elevata e accompagnata da dolori muscolari e alle articolazioni, come nell’influenza. La maggior parte delle persone che contrae Omicron 5 ha sintomi facilmente gestibili a casa.

Omicron 5 e mal di gola

Domenico Scopelliti, direttore di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Filippo Neri, intervistato dal Corriere spiega come riconoscere questo mal di gola da Covid: “Si tratta di una faringodinia (condizione dolorosa) diffusa tra faringe e tonsille. Il mal di gola è persistente, a volte accompagnato dalla sensazione di un corpo estraneo , questo perché le pareti della faringe si ispessiscono . Il fastidio si avverte durante la deglutizione. Questo sintomo dura da 3 giorni a due settimane e caratterizza anche il long Covid così come la spossatezza”.

Gli altri sintomi di Omicron 5

È sempre presente una estrema debolezza che richiede molto riposo. L’inappetenza è una delle conseguenze. La febbre può arrivare oltre i 38 gradi e durare fino a 4-5 giorni. L’unico modo per riconoscere il Covid da una influenza qualunque o un raffreddamento resta il tampone.

Quanto dura l’incubazione e quanto la positività a Omicron 5?

La durata dell’incubazione varia generalmente tra i 3 e i 5 giorni, anche se come sempre le tempistiche possono essere più lunghe. La malattia solitamente dura 5/7 giorni, poi si guarisce. Non mancano però soggetti che rimangono positivi anche per 15 giorni. Insomma, le ipotesi sono molteplici e dipendono dalle condizioni individuali: se si è vaccinati, da quanto tempo si è ricevuta l’ultima dose, se si è stati malati in precedenza, si si hanno patologie pregresse e di che tipo. Di certo chi si trova molto meglio è chi ha fatto il “bis”: vaccinati che in passato hanno già contratto il virus.

I tamponi funzionano per rilevare la positività?

Concetta Castilletti, responsabile unità operativa virologia istituto Negrar spiega dalle colonne del Corriere della sera che una bassa carica virale iniziale, prima della comparsa dei sintomi o al loro esordio, può non essere messa in evidenza dal tampone. In caso di peggioramento o persistenza dei sintomi è bene effettuare un secondo test a distanza di 24-48 ore dal primo come raccomandano le linee guida internazionali e di alcune società scientifiche italiane, che non sono cambiate nemmeno dopo l’arrivo delle nuove varianti.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.