24 Ottobre 2023: il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, dichiara che il pogrom del 7/10 “non viene dal nulla”.
30 Maggio 2024: l’Onu presieduta dal medesimo signore si inchina nel tributo alla memoria di Ebrahim Raisi, il caro leader iraniano tragicamente scomparso una decina di giorni fa. Non era venuto dal nulla il Sabato Nero, non erano venute dal nulla quelle due o tre ore durante le quali tremila macellai fucilavano, sgozzavano, torturavano, stupravano, bruciavano vivi milleduecento israeliani, uomini, donne, bambini; e duecentocinquanta ne rapivano, caricandoli sulle motociclette, sulle jeep, sui pick up in corsa verso i tunnel costruiti con i soldi della cooperazione internazionale e umanitaria.

Quei convogli della “resistenza” correvano tra i filari di pubblico in tripudio: sputi su quegli ostaggi, e poi canzoni, ringraziamenti a dio e distribuzione di dolcetti. Tra i festanti, a oriente, c’era anche Ebrahim Raisi. Alla cui memoria andavano, ieri, i commossi tributi dell’Onu. Si spera che il cerimoniale non abbia indugiato su dettagli irrilevanti, e antipaticamente incongrui in una simile occasione di raccoglimento. Si spera che non sia arrivato, a turbare il silenzio dell’ambiente, il rumore del bastone iraniano che sfonda il cranio delle ragazze con le ciocche dei capelli fuori posto.

Si spera che il nitore di quelle sale azzurre non sia stato deturpato dalle immagini dei grappoli di impiccati sui tralicci delle strade iraniane, rimandati a specchio dalle pozze di sangue dei giovani abbattuti come vitelli dalla polizia morale. Si spera che si sia trattato soltanto del composto omaggio a uno statista severo ma giusto nel tenere in ordine il proprio Paese e nell’invocare l’annientamento di Israele.