Si può ancora parlare di fatalità? Siamo arrivati a 678 morti dall’inizio dell’anno. Una strage. Morti bianche. Una piaga. L’ultima vittima ieri, a Portici, in provincia di Napoli. Un operaio di 59 anni è precipitato dal terzo piano di un edificio del centro storico della cittadina vesuviana, in via dell’Addolorata. È accaduto ieri mattina, poco prima delle undici.

Le indagini dei carabinieri faranno chiarezza sulla dinamica, intanto sembra che l’uomo sia caduto mentre stendeva una guaina sul lastrico solare. Singolare coincidenza: poche ore prima dell’incidente, domenica, si era celebrata la giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Morti che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito inaccettabili, sottolineando che «l’affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quello alla vita, oltre che essere un termometro della vita civile, è un generatore di valore per la società, per i lavoratori, per le imprese». La strada verso la tutela di diritti come la sicurezza e la dignità sul lavoro sembra ancora davvero molto lunga. In Italia si continua a morire di lavoro, con una media di tre vittime al giorno.

La morte dell’operaio a Portici ha riacceso i sindacati. «A 24 ore dalla giornata nazionale sulle morti sul lavoro, in Campania registriamo l’ennesima vittima, l’ennesima tragedia, l’ennesimo rimpianto su cosa si poteva, si può e si deve fare per fermare questa strage senza fine – ha commentato il segretario generale Fillea Cgil Napoli, Giuseppe Mele -. Al di là delle singole responsabilità che verranno accertate dalle autorità competenti, è arrivato il momento di fare una seria riflessione su cosa intendiamo per cultura del lavoro sicuro nella nostra regione, attivando subito una cabina di regia permanente che coinvolga istituzioni, sindacati, enti paritetici e centri di formazione e che abbia il compito di mettere in campo ogni strumento possibile per porre un freno alla lunga scia di morti bianche nel settore edile».

«È inaccettabile parlare di fatalità di fronte ad una vera e propria strage quotidiana. Come ribadito dal Presidente della Repubblica Mattarella, lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. Servono riforme urgenti come il coordinamento delle banche dati per intensificare i controlli e, soprattutto, una capillare formazione sulla sicurezza a partire dalle scuole al fine di rafforzare la prevenzione. Non bastano più le parole, urgono azioni concrete», è stato il commento, in una nota congiunta, di Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, e di Maria Rosaria Pugliese, segretario regionale Ugl Campania. Tanti bei propositi, intanto resta la realtà tragica e amara. Come le immagini dei primi rilievi sul luogo dell’ultimo incidente sul lavoro in prime di tempo. Il sangue a terra, il silenzio intorno, il corpo dell’operaio portato via in una bara metallica. Morto numero 678 dall’inizio dell’anno.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).