Finita al centro dell’attenzione dopo l’arresto di suo padre Matteo Messina Denaro, Lorenza Alagna, tramite una nota del suo avvocato ha fatto sapere di non rinnegare il padre. Ha negato sia le voci sul padre sia la presunta volontà di non recarsi a colloquio da lui. E a Fabiana “Bia” Cusumano, la professoressa di italiano che per qualche tempo ha insegnato proprio alla figlia del boss è arrivato l’esplicito invito “ad astenersi dalla smania di apparire su giornali e tv”, ribadendo che “la sfera del rapporto padre-figlia è intangibile e insindacabile”. Dalle colonne del Corriere della Sera, la prof risponde: “Noi soffochiamo nel silenzio di questo pezzo di Sicilia dove Messina Denaro trovava complicità diffuse. E nessuno mi farà tacere davanti ai ragazzi di oggi se mi permetto di indicare nel travaglio di Lorenza e nelle scelte di sua madre un fatto positivo. Non è più tempo di assuefazione e rassegnazione, nemmeno in casa del boss”.

Cusumano aveva indicato Lorenza Alagna e sua madre Francesca come un esempio perché poco prima della maggiore età della ragazza avevano lasciato la casa della famiglia di Messina Denaro. La giovane, oggi 26enne e madre di un bimbo di pochi mesi (che non ha chiamato come il nonno), avrebbe però contestato di aver rinnegato il padre o almeno è quello che la prof avrebbe raccontato. “Io non l’ho mai detto. Ho invece apprezzato il fatto che Lorenza non abbia mai avuto rapporti con lui, nonostante vivesse questo disagio e il dolore nel sapere chi fosse. Mi interessa tutto ciò per parlarne con gli allievi di oggi, per indicare loro la dritta via che non può mai convergere con quella dei mafiosi, anche se sono parenti, padri, fratelli…”.

La docente racconta di aver avuto rapporti con Lorenza solo per poco tempo quando è stata affidata alla sua classe come supplente. Ma ricorda come quel rapporto fosse stato molto intenso, con lei e con il cugino, “un altro ragazzo d’oro”. “Entrambi assenti durante una giornata dedicata all’antimafia, il preside li redarguì. Io parlai con loro cercando di capirne il tormento, un vissuto traumatico. E si aprirono. Utile per alimentare ancora oggi un dibattito in classe, per scuotere i giovani in questa soffocante Castelvetrano”.

Cusumano sostiene che il nome del boss nella cittadina non potesse neanche essere pronunciato: “Ma io l’ho sempre fatto. E ho sempre parlato di mafia e di legalità in classe, del coraggio di dire la verità, di non girare lo sguardo altrove, per paura, con un atteggiamento omertoso che non è solo siculo: ‘niente so, niente ho visto, niente voglio sapere’”. E ricorda Lorenza come “una ragazza studiosa, attenta in classe, ben educata, forte e determinata. Lei stessa una volta mi disse: ‘Per voi può essere uno stragista, un criminale, un super boss. Per me resta mio padre’. Ho capito tutto il suo dolore. Consapevole di essere figlia di un boss, ma attraversata dall’amore imprescindibile per un genitore. Chiunque esso sia, anche un mafioso”.

E si rivolge anche ai suoi alunni con un post su facebook: “Una storia. Quella mia da docente e di una mia alunna. Tanti ricordi ed emozioni. Una vita dedicata ai miei giovani, perché i giovani come Lorenza possono e devono avere un futuro migliore. Non scegliamo i nostri genitori ma possiamo scegliere che adulti essere. Lorenza ha scelto. Invito tutti i miei alunni a pensare che il coraggio cambia il destino. La paura ci rende schiavi eterni di catene invisibili. Abbiate il coraggio di dire la verità. Di accettare il dolore, di attraversarlo, di essere adulti responsabili. Non abbiate paura. Abitate i vostri Sogni. Costruite il vostro futuro”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.