“Quanti fantasmi ci attraversano la strada” cantava Battiato tanti anni fa. Oggi è una vera folla e servono misure urgenti per dirigere il traffico! Mettiamo allora un po’ d’ordine nel via vai di opinioni buttate lì a caso, su papa, papi, pati, lezioni di catechismo non richieste e “vanverate” cioè opinioni a vanvera Il colloquio con papa Ratzinger pubblicato dal Corriere della Sera lunedì, addirittura per due pagine, ha provocato ulteriori fiumi di inchiostro.

Così leggendo Antonio Socci scopriamo che il “Corrierone” ha ribadito delle ovvietà: mi sono dimesso spontaneamente, di papa ce ne è uno solo (ma, obietta Socci, cosa costava a Ratzinger aggiungere il nome del papa attuale, per maggiore precisione? E già, diciamo noi, perché: quanti papi regnanti ci sono?). La colpa del quotidiano è di avere occultato la vera notizia contenuta in quel colloquio. Cioè che papa Ratzinger dica di Biden: «Come presidente tende a presentarsi in continuità con la linea del Partito Democratico» (una linea abortista). Inoltre, ha aggiunto Ratzinger, «sulla politica gender non abbiamo ancora capito bene quale sia la sua posizione».

Qui per Socci c’è una vera notizia, perché papa Francesco sarebbe invece sostenitore di Biden mentre il predecessore sconfessa Biden e appoggia la linea di quella parte dell’episcopato Usa critico verso il presidente. Ora, ammesso e non concesso sia vero, a Roma si direbbe: e a noi? Che ce ne importa? Sapere quale sarà mai la posizione di Biden sulla politica gender potrà cambiare la nostra vita e visione del mondo? E poi: davvero Papa Francesco appoggia Biden? Da che si capisce: da un telegramma di congratulazioni? Sembra davvero una posizione voluta a tutti i costi. E dunque ecco Battiato: quanti fantasmi ci attraversano la strada! L’appoggio dei papi a presidenti e capi di stato è sempre più supposto che reale. E del resto basta guardare i primi atti di Biden per capire quanto la sua politica manchi di fantasia e di spunti diversi. Ad esempio il tanto “nuovo” e celebrato presidente Usa che cosa fa con la Russia? Impone sanzioni! Ovvero mette in campo una risposta talmente vecchia, inutile, scontata, irragionevole, che si autodefinisce esponente di una prassi politica oramai senza storia.

Invece per noi è molto più comodo discettare di papi e antipapi in versione moderna. Papa Ratzinger da un lato si sarebbe dimesso, dall’altro non avrebbe abbandonato aspetti effettivi delle prerogative papali e quindi sarebbe anche in qualche modo ancora in carica. Qui Socci tocca un problema vero e insieme dimentica l’esistenza di una “cosa” che si chiama logica. Andiamo per gradi. Il problema vero riguarda l’indefinito statuto di “papa emerito” o “dimissionario”. Del resto non ne abbiamo uno dai tempi di Celestino V, ed era appena il 1294. Mentre di antipapi ne abbiamo avuti tanti e nell’insieme si sa come trattarli (basta convocare un Concilio e deporli, semplice no?), un papa dimissionario non ha figura giuridica nel diritto canonico. Certo in questi anni di papa Francesco – otto di pontificato al 19 marzo – si potevano trovare dei canonisti di buona volontà e risolvere la questione. Magari papa Ratzinger avrebbe dato volentieri un contributo. Comunque staremo a vedere.

Ma a me la vera questione sembra un’altra. Che appartiene alla logica (in questo caso va d’accordo con la fede, scusate se è poco!). Va dato atto a papa Ratzinger di avere percorso una strada coraggiosa. Come ho scritto qualche giorno fa sul mio blog sul sito internet de Il Riformista, se non si fosse dimesso oggi sarebbe il Papa regnante, a 93 anni, 94 ad aprile. Ma davvero qualcuno sano di mente pensa che si possa governare una struttura complessa a questa età? Per chi crede, è sempre all’opera l’assistenza dello Spirito Santo; tuttavia ci saranno pure dei limiti a una “certa età”. O no? O la realtà non la dobbiamo chiamare per nome? Eppure nelle due lunghe pagine del Corriere della Sera le condizioni fisiche precarie di papa Ratzinger vengono descritte bene. Nei commenti alla Socci, stupisce l’incapacità di non voler vedere a tutti i costi una realtà sotto gli occhi di tutti e cioè che le strutture complesse hanno bisogno di leaders in forze, attivi, propositivi, capaci di viaggiare per il mondo cattolico per motivare i fedeli e tenere alta la fiamma spirituale.

E qui entra in gioco un aspetto ulteriore: a che serve versare fiumi di inchiostro e domande sul perché e percome di una dimissione che lo stesso protagonista ha spiegato in lungo e largo? A che serve evocare il fantasma, appunto, di un Papa regnante che non sia legittimo? Ecco la risposta: serve a sviare i problemi e vendere fumo. Fa lo stesso la lunga intervista con Vittorio Messori di mercoledì (stesso “Corrierone”), quando pontifica sul compito che dovrebbe avere la Chiesa (ecco un altro che la sa lunga più di tutti). E la dice semplice, semplice: «La vita eterna è l’unico tema. La Chiesa oggi è una succursale dell’Onu, non ne parla. Questa è riduzione al mondo. Ma Vangelo significa buona notizia, in greco. Gesù non si occupò di politica, nella sua predicazione non condannò neppure la schiavitù. Venne a schiuderci le porte del paradiso».

Teologia sui generis, dunque. Per chi crede, la presenza di Dio opera nella storia di oggi, mica nella vita eterna di chissà quando. La fede senza le opere è morta dice la Lettera di Giacomo, poi c’è San Paolo con la “carità”, quindi la parabola evangelica del Samaritano, poi i discorsi infiniti su evangelizzazione e promozione umana che vanno di pari passo in un binomio indissolubile. Basta per far capire che è stata scritta una sonora sciocchezza? Il cattolicesimo si distingue dal protestantesimo di radice evangelical perché il primo opera attivamente sul piano della giustizia sociale ispirata dall’idea che siamo tutti figli di Dio, dunque fratelli e sorelle tra di noi (l’enciclica Fratelli tutti dice qualcosa o no?). Il protestantesimo di radice evangelical dice che se sei schiavo è colpa tua e se sei ricco allora vuol dire che lo hai meritato, la società non c’entra affatto.

Gesù non ha mai condannato la schiavitù, però il Vecchio Testamento ci fa sapere che nell’anno del Giubileo gli schiavi venivano liberati. Scusate se è poco, e andrebbe spiegato ai supremastisti e razzisti bianchi di stampo Usa. La Bibbia detta prassi molto precise sui comportamenti da tenere per ottemperare alla volontà di Dio: proteggere l’orfano e la vedova, ad esempio, cioè le categorie fragili di quel tempo e di tutti i tempi. E senza scordare quel passaggio del Vangelo che delinea le opere di misericordia corporale e spirituale (secondo le definizioni del catechismo di un tempo). Leggere Messori appartiene a quell’opera di misericordia spirituale che recita: sopportare pazientemente le persone moleste.

Pazientemente non significa starsene zitti. Soprattutto di questi tempi, in cui siamo tutti sfidati da questioni epocali di giustizia sociale: sui temi dell’ambiente, sui limiti di politiche che guardano soltanto a interessi particolari e dimenticano che ognuno di noi ha una sola vita da vivere e un solo pianeta in cui vivere. Pensiamo alla vita eterna senza dimenticare la vita dei nostri figli, per dare loro un futuro e soprattutto un pianeta in cui ci siano risorse e non macerie e detriti.

Qui non si tratta di uno scontro tra “cristianesimi” ma tra visioni lungimiranti e visioni miopi. Papa Francesco va in Iraq, nonostante tutte le difficoltà, a portare una parola di speranza e di pace a quelle popolazioni. E magari intende far capire a tutti noi rimasti comodi a casa nostra che esiste una realtà più larga, più ampia, e dobbiamo interessarci alle persone e prenderci cura degli altri. Un Samaritano moderno, e attualissimo, e scusate se è poco!

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Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).