«Ma le pare possibile che l’unica possibilità per un cittadino che voglia capire cosa è accaduto, e sta accadendo, nella magistratura italiana sia quella di seguire i talk show televisivi? È una cosa seria?». Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ed ex componente del Consiglio superiore della magistratura, difende pancia a terra la proposta di tutto il centrodestra di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso politico della giustizia.

Onorevole, può illustrare cosa sta accadendo?
Molto semplice: Pd e M5s stanno facendo ostruzionismo.

Non vogliono la Commissione d’inchiesta?
Peggio, si oppongono anche alla possibilità che sia calendarizzata la sua discussione. Mi sembra un fatto incredibile.

Il centrodestra ha chiesto l’istituzione di questa Commissione d’inchiesta da oltre un anno, prima dell’uscita del libro di Luca Palamara.
Esatto. Non c’era bisogno del libro dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati per capire certe cose. Le cito due episodi: l’audio del dottor Amedeo Franco, giudice che compose il collegio in Cassazione del processo Mediaset a carico di Silvio Berlusconi, su come andò quella camera di consiglio, o il colloquio fra lo stesso Palamara e il procuratore di Viterbo Paolo Auriemma sulla necessità di colpire Matteo Salvini sul tema dei migranti.

E cosa è successo da allora?
Nulla. Pd e 5stelle, come detto, stanno facendo muro e si oppongono usando toni durissimi.

Come procede, invece, il dibattito parlamentare sulla riforma del Csm?
In Parlamento la discussione sulla riforma è ancora alle battute iniziali. Mi limito ai fatti. Dopo lo scoppio dello scandalo, a maggio del 2019, dal punto di vista normativo non abbiamo votato alcun testo di legge. Abbiamo proceduto solo con le audizioni. Ricordo, poi, che si tratta di una legge delega: dopo la sua approvazione serviranno i decreti attuativi. Tempi ancora lunghi.

Pd e M5s motivano la loro decisione affermando che esiste la separazione dei poteri…
Ma non c’entra nulla. È semplicemente assurdo che il Parlamento non si possa occupare di questi temi. Il Parlamento è chiamato ad un democratico giudizio politico, come da sue prerogative costituzionali.

Anche il pm Nino Di Matteo è critico sulla Commissione d’inchiesta. Dice che per le sanzioni ai magistrati esiste già il Csm.
Peggio ancora. Un consigliere del Csm in carica che dice cosa deve o non deve fare il Parlamento. Noi non vogliamo sanzionare nessuno. Quello del magistrato è un maldestro tentativo di interferire sulla libera attività del Parlamento. Mi pare inutile, infatti, sottolineare che è il Csm ad applicare sanzioni disciplinari, sulla base di illeciti tipici. Il Parlamento, che rappresenta i cittadini, ha compiti diversi.

Non crede proprio che il Csm possa fare qualcosa?
Mi scusi, ma che credibilità ha oggi il Csm dopo quello che è successo? La composizione attuale della componente togata, e lo sappiamo bene, è diversa da quella eletta nel 2018 e non rappresenta la volontà dei magistrati. Ripeto, c’è bisogno di un approfondimento parlamentare dopo i fatti gravissimi che sono emersi. Quello del Parlamento è un diritto-dovere.

Le posizione all’interno della maggioranza su questi temi sono distantissime. Anzi, inconciliabili.
Spero in un intervento del ministro della Giustizia Marta Cartabia il cui equilibrio abbiamo avuto modo di apprezzare in queste settimane.

A proposito di Csm. Ieri si è tenuto lo spoglio delle elezioni suppletive. Ha vinto Tiziana Balduini, esponente di Magistratura indipendente, la corrente di Cosimo Ferri, travolta dai fatti dell’hotel Champagne. È sorpreso?
Affatto. I magistrati moderati, e sono tanti, sono stanchi dell’egemonia della sinistra giudiziaria e dei davighiani, i gruppi che hanno “calvalcato” i fatti dell’hotel Champagne.

Alta, però, è stata l’astensione.
C’è disaffezione. È innegabile. A mio giudizio l’unica soluzione per rompere il rapporto perverso fra le correnti è il sorteggio dei componenti togati del Csm.