La lettera al Quirinale
Palamaragate ad una svolta, magistrati in rivolta chiedono la testa di Salvi

Sessantasette magistrati hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica per chiedergli di intervenire nel caos-scandalo che sta travolgendo tutta la magistratura italiana. Chiedono al Quirinale di porre fine alla congiura del silenzio e promuovere la riforma del Csm. Chiedono al Parlamento di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sulla magistratura. Mettono sotto accusa il comportamento del Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, e sollecitano le sue dimissioni.
È una vera e propria rivolta. La dimostrazione che dentro la magistratura qualcosa si sta muovendo. I sessantasette ricordano a Mattarella i suoi due precedenti interventi (nel 2019 e nel 2020), nei quali sollecitava il Parlamento a fare qualcosa per restituire alla magistratura uno straccio di credibilità.
E fanno osservare che il Parlamento non ha fatto nulla, che nel frattempo è esploso clamorosamente il caso-Palamara (con l’uscita del suo libro che contiene accuse pesantissime e fin qui non smentite da nessuno) e che la Cassazione (Salvi) ha sostanzialmente assolto tutti (tranne Palamara e i pochi dimissionari) da ogni accusa, negando la possibilità di procedimenti disciplinari.
In questa lettera ci sono molti spunti particolarmente interessanti. Il più clamoroso è la richiesta di commissione di inchiesta Parlamentare. Questo giornale da molti mesi ha sottolineato la necessità di una commissione di inchiesta, di fronte all’omertà dei vertici della magistratura e alla curiosa situazione per cui chi indaga, spessissimo, è proprio chi è stato messo sotto accusa.
Finora l’unico a muoversi è stato, isolatissimo, Vittorio Sgarbi. Che ora la richiesta venga direttamente dai magistrati, francamente, è abbastanza paradossale. La politica – vigliacchetta – non ci fa una gran figura.
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