L'intervista sbagliata
Porta a Porta, tutte le domande che Bruno Vespa non ha fatto a Davide Casaleggio su Rousseau
Un servizio pubblico televisivo dovrebbe dare un’informazione completa, così come un programma di approfondimento dovrebbe approfondire il tema trattato. Non sempre è così, e a mio avviso non lo è stato, in occasione della puntata di Porta a porta dedicata a Davide Casaleggio, all’Associazione Rousseau e ai rapporti con il MoVimento 5 Stelle. Intendiamoci: Vespa è una delle eccellenze del giornalismo italiano, ma è proprio da questa constatazione che nasce la mia critica sulla puntata. Se Vespa avesse voluto avrebbe ben potuto incalzare Casaleggio quando è stato evasivo e cioè durante tutta l’intervista. E anche se gli fosse sembrato di poco riguardo, avrebbe dovuto compulsare il presidente di Rousseau invitandolo a non ciurlare nel manico ad esempio quando, alla domanda di come mai l’atto costitutivo del nuovo MoVimento 5 Stelle creato il 20 dicembre 2017 fosse stato reso pubblico solo a distanza di 15 mesi Casaleggio ha risposto che “in realtà” lo Statuto era stato pubblicato dieci giorni dopo la costituzione della neoassociazione.
Vespa avrebbe potuto ricordargli che l’atto costitutivo non è lo Statuto, ma l’atto di fondazione dell’associazione da cui risulta l’identità dei fondatori e la modalità dell’attribuzione delle cariche di potere. E allora Casaleggio avrebbe dovuto spiegare perché la nuova associazione è stata creata da due soggetti, lui e Luigi Di Maio, che non avevano alcuna carica statutaria nella precedente, scalzata, omonima associazione, quella fondata dal padre e da Grillo il 4 ottobre 2009. A quel punto Vespa avrebbe potuto domandargli se non fosse ravvisabile un conflitto d’interessi nel fatto che l’atto costitutivo imponeva uno statuto che prevedeva che il servizio tecnologico per l’informazione del nuovo M5S fosse appaltato all’Associazione Rousseau di cui egli, Davide Casaleggio, era contestualmente il Presidente.
E ancora: Vespa non avrebbe dovuto appagarsi dell’affermazione che la costituzione di una nuova associazione con un nuovo statuto era un passaggio obbligato dalla nuova legge elettorale. Avrebbe potuto chiedergli: «Bene e ci dice qual è esattamente la norma che lo imponeva?». Oppure: «perché non era possibile seguire la stessa prassi seguita nel 2013, allorché le liste furono presentate dalla distinta associazione, anch’essa denominata Movimento 5 Stelle, creata da Grillo insieme al nipote e a suo commercialista nel dicembre 2012»?
Dulcis in fundo è strano che Vespa non sappia dei numerosi contenziosi giudiziari pendenti alla data della creazione della nuova associazione e aventi ad oggetto l’impugnazione dei regolamenti autocratici e limitanti il diritto alle candidature, contenziosi portati avanti dall’ avv. Lorenzo Borrè in nome del rispetto dei principi del Non Statuto di Gianroberto Casaleggio. Non voglio insegnare il mestiere a nessuno, soprattutto un mestiere che non è il mio, ma forse Vespa non si sarebbe dovuto limitare, senza alcun contraddittorio, a fare soltanto da cassa di risonanza del Presidente dell’Associazione Rousseau e della Casaleggio & Associati.
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