No vax, macho, un po’ voltagabbana, fedele lettore di Benito, e poi c’è la pistola. Mi domando come e perché si porti una rivoltella a spasso l’ultimo giorno dell’anno, nemmeno fosse l’amante, con tutte le conseguenze del caso.
Il ritratto del deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo è nel primo rigo. C’è dell’altro e di meglio, sicuro, ma lì c’è abbastanza. Abbastanza per fare nella vita un altro mestiere. Non che Pozzolo sia l’unico reduce di una lontana stagione. È in buona compagnia. Ricordo chi inneggia a ‘ Dio patria e famiglia’ e non alla maniera mazziniana, chi vorrebbe autorizzare l’uso delle armi a un sedicenne, chi ritiene Mussolini lo statista del secolo e via cantando.

Una tradizione dura a morire e con parecchi episodi di vita parlamentare da cui trarre spunto, foto da mettere in bella mostra nel salotto di casa.
Il primo fatto in ordine cronologico è legato all’onorevole Italo Capanni, commerciante aretino eletto in parlamento nel 1921 e nel 1924.
Squadrista della prima ora, tra i responsabili dell’omicidio di Spartaco Lavagnini, si segnalò a Montecitorio per non aver mai preso la parola e per aver sradicato un banco – l’uomo era una forza della natura, collo taurino, braccia e spalle da pugilatore – ed averlo lanciato contro i deputati socialisti, colpevoli di aver messo sotto accusa Mussolini.

Il 30 maggio 1924, il giorno in cui Giacomo Matteotti sferra un durissimo attacco al Duce accusandolo di brogli elettorali e assassinii, un secondo episodio. Per tacitare il deputato socialista, il vice presidente della Camera, il fiorentino Francesco Giunta, guida una pattuglia di deputati fascisti all’attacco degli scranni dell’opposizione, si arrampica tra i banchi, balena un bastone, si scazzotta con un ex generale e naturalmente ha la peggio. Il presidente sospende la seduta. Mesi dopo, mentre parla l’onorevole comunista Repossi, dalla tasca della giacca di un parlamentare fascista guizza un revolver.
Qualche padre, dunque, Pozzolo ce l’ha. Su fino ad anni recenti, fino al cappio sollevato in aula da un deputato leghista.

Inutile girarci intorno, Pozzolo è l’erede di un fascio-leghismo che infanga le istituzioni e riduce il Parlamento a una macchietta. Sarà anche isolato ma non c’è dubbio che rappresenti una fetta di un movimento che celebra l’arrivo al potere senza ritegno, senza nascondere un’antica fede. Manca solo l’urlo ’eja eja alalà ‘. Basta aspettare.