C’erano una volta personaggi come Umberto Terracini, Fausto Gullo, Aldo Moro. Avevano una idea rigorosissimamente garantista della politica e dello Stato. Terracini e Gullo erano comunisti, Moro era democristiano. Moro sapete tutti chi è, di Terracini e Gullo probabilmente la grande maggioranza dei lettori sa poco.

Ho chiesto ad alcuni giovani sicuramente colti, ma nessuno di loro li aveva mai sentiti nominare. Gullo fu protagonista di epiche battaglie garantiste nella Costituente. Terracini, che è uno dei fondatori, con Gramsci, del Partito comunista, tenne alta la bandiera del garantismo fino agli anni della lotta armata. Il Partito democratico è considerato da tutti l’erede di quelle tradizioni, quella della Dc e quella del Pci. È rimasta, al suo interno, qualche traccia di quel vecchio garantismo? Sembra di no.

Ieri è stato chiamato alla battaglia sulla prescrizione e sulla difesa dello Stato di Diritto. Lo avete visto, voi? Se l’è data a gambe. Certo, al suo interno ci sono molti mal di pancia, ma chi li esprime questi mal di pancia? L’unica che ha avuto il coraggio di alzarsi in piedi e di dire che lei è del Pd ma voterà il provvedimento Costa che abolisce l’abolizione della prescrizione, è stata la deputata calabrese Enza Bruno Bossio, che subito è finita infilzata e indicata al pubblico ludibrio sulla homepage del Fatto.

Onore alla Bruno Bossio, certo, tenacissima deputata di Cosenza che è tra le poche persone che ha avuto il coraggio di criticare nientemeno che sua maestà il dottor Gratteri. E per questo è stata massacrata sui social e sui giornali stellati. Ma possibile che sia rimasta sola? Completamente, assolutamente, desolatamente, drammaticamente sola? Qual è il bene supremo che si vuole tutelare con questa scelta di “fuga” dalle decisioni, e in cambio del quale si accetta la mutilazione dello Stato di diritto?

Dicono che sia la stabilità del governo. Davvero è così? È molto improbabile che i Cinque Stelle possano permettersi il lusso di aprire una crisi di governo, e rischiare le elezioni anticipate, perché i Cinque stelle hanno subìto delle sconfitte elettorali devastanti, e certo non sono in grado oggi, soprattutto dopo la caduta di Luigi Di Maio, di presentarsi sereni alle urne. Chi li guiderà alle urne? Travaglio e i magistrati amici suoi, che hanno preso il controllo del movimento? Ora come ora non sono in grado di farlo. E comunque, il Pd ritiene che uno sfregio allo Stato di Diritto sia un prezzo accettabile, da pagare, per garantire la stabilità?

Ieri è successo questo. Che Bonafede ha presentato al Parlamento una relazione sulla giustizia fatta di aria fresca fresca. Non ha in nessun modo dato garanzie e neppure vaghe idee sulla riforma del processo. Non ha risposto alle domande che gli erano state poste dalle Camere penali con molta urgenza. Tra le altre non ha risposto a questa domanda: quali sono i reati che più frequentemente finiscono per estinguersi per prescrizione? Travaglio e i Cinque Stelle sostengono in tutte le Tv che sono i reati di corruzione commessi dai politici e dai big della Finanza. E dicono che è questo il motivo per il quale i partiti politici, specialmente quelli di destra, e gli avvocati vogliono salvare la prescrizione. Non dicono però – Travaglio e i Cinque Stelle – in quale percentuale questi reati incidono sulla totalità dei reati prescritti. Lasciano capire che stiamo parlando dell’80 o del 90 per cento dei reati. Per questo le Camere penali hanno chiesto al ministro di fornire le cifre. In modo che anche il dibattito politico diventi più chiaro e il Parlamento possa decidere “conoscendo”.

Dovremmo capire questo: abolendo la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, stiamo perseguitando i grandi Papaveri oppure stiamo perseguitando un esercito di disgraziati? Naturalmente nulla toglie che, qualora si scoprisse che non sono i grandi Papaveri ma i ladruncoli, le vittime di questo provvedimento, si decida di confermare il provvedimento.

Sulla base dell’idea, nettamente travagliana e davighista, che la gente va messa in prigione, se ce n’è la possibilità, senza guardare in faccia a nessuno. Però, se si scoprisse che i grandi papaveri sono una infima minoranza dei prescritti, sarebbe opportuno che i ragazzi di Travaglio la smettessero di dire in Tv che chi non vuole il processo eterno, in realtà vuole proteggere i grandi papaveri. Tutto qui. Per questo il ministro dovrebbe fornire le cifre, che il ministero possiede. E per la stessa ragione, probabilmente, il ministro non intende fornire le cifre.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.