Da domenica per il Pd non ci sono più scuse. Se è convinto, come più volte dichiarato, di non essere d’accordo con la riforma della prescrizione, ha tutte le carte in regola per fare un passo indietro, ripristinare la norma esistente a firma Andrea Orlando e delegittimare il ministro della Giustizia Bonafede. Le urne hanno restituito un quadro completamente mutato dei rapporti di forza all’interno del governo che non possono non pesare su un tema così delicato come la giustizia. Se prima i 5stelle potevano ancora dettare legge, ora la fase due dell’esecutivo Conte, annunciata anche dal segretario dem Nicola Zingaretti, ha un’occasione d’oro per prendere il via, bloccando la riforma che allunga i processi e rende la giustizia solo più ingiusta.

A chiederlo a gran voce, non sono solo gli elettori che hanno premiato il Pd più riformista e più liberale, bocciando i “manettari” grillini, ma anche l’Unione delle Camere penali che per oggi ha indetto uno sciopero dalle udienze e una manifestazione davanti alla Camera dei deputati. L’appuntamento è alle 10 a Montecitorio, mentre nel vicino Hotel Nazionale si terrà un convegno che vedrà intervenire studiosi del diritto e della procedura penale.  La giornata non è scelta a caso. Dopo che l’emendamento Costa (Forza Italia), che di fatto annulla la riforma Bonafede, era stato respinto in commissione Giustizia alla Camera, oggi potrebbe tornare in Aula e può essere votato anche dalla maggioranza. Italia viva ha già annunciato il suo voto a favore e si vedrà se anche il Pd è disposto ad accogliere le richieste degli avvocati italiani. Oppure i dem, che hanno tentato una mediazione al ribasso con il lodo Conte – che aggiunge solo incostituzionalità a incostituzionalità – potrebbero essere tentati dallo sfiduciare il ministro Bonafede come scrivono alcuni giornali?

Domani mattina alla Camera e nel pomeriggio al Senato è attesa la relazione del Guardasigilli sullo stato della giustizia in Italia. Da mesi il ministro promette, ma non dà, i dati sulla prescrizione e c’è molta curiosità nel vedere quali numeri tirerà fuori dal cilindro per giustificare una riforma che i penalisti non esitano nei loro comunicati a definire “sciagurata”. La norma, anticostituzionale, è il simbolo del “giustizialismo” che in questi anni ha caratterizzato la cultura dei 5stelle. Per questo il Pd si trova davanti a un bivio: appoggiare la riforma della prescrizione significa non rompere con il populismo penale dei grillini. Significa cioè non provare coi fatti a dare vita a una nuova cultura politica che si fondi sullo Stato di diritto.

È una sfida decisiva per il futuro della sinistra e per il futuro del Paese. Il Pd deve scegliere se stare con i Padri e le Madri Costituenti o se invece “sposare” le tesi di Bonafede secondo cui in prigione non ci sono innocenti e se anche ci fossero, come dice il suo mentore Travaglio, chi se ne frega. Il giustizialismo in questi anni è entrato nelle pieghe della società, ha alimentato il consenso delle forze sovraniste. Ora che sono in crisi che senso ha andargli appresso su un tema così delicato? Su, Pd, fai una cosa di sinistra…

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