Con l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio è stato dato un ulteriore colpo allo Stato di Diritto. La sua reintroduzione è un imperativo assoluto che va oltre il bisogno contingente di mantenere in vita un Governo. Le forze che si auto-definiscono democratiche oggi possono approvare la proposta di legge di Enrico Costa. Se non lo facessero e, con strani escamotage, dovessero ulteriormente assecondare questa barbarie giuridica, sarebbero definitivamente complici del populismo penale eversivo. I valori della democrazia liberale non sono negoziabili. E invece…

La Lega ha votato a favore di quella norma Bonafede, ha tradito gli elettori del centro destra, assumendosi l’impegno di far approvare entro la fine del 2019 una riforma della giustizia in grado di ridurre i tempi dei processi. Una gigantesca presa in giro perché non si riducono i tempi dei processi per legge (ma con una semplificazione normativa e con una riorganizzazione degli uffici giudiziari e, soprattutto, mantenendo il deterrente della prescrizione) e perché non si riforma il processo penale in sei mesi. Il Pd ha indebolito per primo l’istituto della prescrizione con il suo Ministro Orlando proprio per inseguire sul terreno giustizialista il Movimento 5 Stelle e, una volta al governo con loro, ha lasciato che la norma entrasse in vigore senza batter ciglio.

Negli ultimi 25 anni abbiamo assistito alla demolizione dello Stato di diritto e delle garanzie costituzionali per opera di una politica debole, ricattata e impaurita dalla pressione mediatico giudiziaria messa in atto da una parte della magistratura in accordo con i principali organi di stampa. È iniziato tutto con Tangentopoli e con l’abolizione dell’immunità parlamentare. Da allora, ad ogni fatto di cronaca, la politica ha reagito inasprendo le misure detentive e abdicando al proprio ruolo a favore di una magistratura sempre più pervasiva, sempre più politicizzata. Da allora c’è in atto una precisa strategia tesa a sovvertire il nostro ordine democratico per opera di una potentissima burocrazia alleata a deboli interessi economici che hanno visto, nella demolizione del sistema dei partiti, l’opportunità di prendere le redini del paese senza dover essere sottoposti a nessun controllo, a nessuna verifica democratica, a nessuna responsabilità. Oggi, infatti, in Italia le principali decisioni in capo economico, sociale, etico vengono assunte dalle differenti magistrature che puntualmente sostituiscono la debole e impaurita classe politica.

La magistratura entra, ormai da anni, persino nella selezione della classe dirigente politica, senza attendere l’esito definitivo del giudizio, ma intervenendo brutalmente, per prassi, già nelle fasi preliminari di un’indagine e, dal 2012 per legge, sovvertendo la volontà popolare con la sospensione degli amministratori già dopo il primo grado di giudizio. Oggi quella burocrazia eversiva ha un suo partito, i 5 Stelle. Il primo partito italiano alle ultime elezioni. È il partito che, da 10 anni a questa parte, detta a tutti i partiti l’agenda del proprio disegno di smobilitare la democrazia liberale e lo Stato di Diritto. Dai vitalizi, al vincolo di mandato, dall’abolizione sostanziale di qualunque possibile finanziamento legale dei partiti, alle norme sul traffico d’influenza, dall’assimilazione dei reati di corruzione a quelli per mafia, dalla riduzione del numero dei parlamentari come atto di pura propaganda, allo “spazza corrotti”. Tutti i partiti si sono accodati, subalterni e ricattati, all’iniziativa del Movimento 5 Stelle. Quel che più è grave è che nel paese ormai è diffusa una cultura antidemocratica, giustizialista, e ed è stato abbandonato il presidio dei nostri valori democratici.

Il processo non è più luogo di accertamento del fatto e delle responsabilità ma strumento di lotta sociale e repressione. È la fine della presunzione di innocenza: è l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza e non la pubblica accusa la eventuale sua colpevolezza. Siamo indifferenti di fronte all’abuso reiterato della carcerazione preventiva e delle misure cautelari, con magistrati che teorizzano tali misure quali unico modo per far infliggere la pena prima del, troppo lento e incerto, accertamento della verità. Oggi è necessario ricostruire una casa politica che sia in grado di difendere e riaffermare i valori dello Stato di Diritto e della democrazia liberale. È in gioco la nostra libertà.