Ma qualcosa sta cambiando
Primo maggio, la povertà di chi lavora a Milano: “La paga di chi ha scarsi titoli di studio non arriva a 8 euro l’ora”
Da Milano la sfida del lavoro dignitoso. La contrattazione territoriale non è più un tabù, ma servono i fatti. Parla Enrico Maria Pedrelli, attivista e cofondatore dell’associazione Adesso!

Da battaglia periferica a tema centrale del dibattito cittadino: la contrattazione territoriale per aumentare gli stipendi a Milano sta acquisendo attenzioni e consensi trasversali, in un contesto dove il divario tra retribuzioni e costo della vita continua ad allargarsi.
“Come Adesso! sollevammo il tema nell’ottobre 2023 e ci attaccarono da destra a sinistra,” ricorda Enrico Maria Pedrelli attivista e cofondatore dell’associazione Adesso!: “Non ci siamo dati per vinti e abbiamo iniziato un lungo lavoro di convincimento delle parti sociali, e soprattutto culturale”.
Ormai non sfugge più a nessuno che la città metropolitana di Milano rappresenta un paradosso economico: capitale economica del Paese con uno dei più alti costi della vita in Europa, ma con retribuzioni inadeguate. “A Milano, la paga dei lavoratori più fragili – giovani, coloro con scarsi titoli di studio – mediamente non arriva neanche agli 8 euro, e sono alle cronache casi in cui si viene pagati pure la metà,” sottolinea Pedrelli. Ma qualcosa sta cambiando. L’associazione può già rivendicare un primo risultato concreto: “Un primo contratto collettivo territoriale lombardo che aumenta gli stipendi degli autotrasportatori. Le associazioni imprenditoriali artigiane, e i sindacati confederali, hanno deciso di aumentare questi stipendi di diverse centinaia d’euro in Lombardia. Ora nessuno può dire che la nostra proposta non si può fare”.
Il panorama degli interlocutori appare in movimento. Sul fronte sindacale, la UIL si è aperta a favore della contrattazione territoriale, sia Luca Stanzione CGIL Milano che CISL Milano l’hanno considerata una formula praticabile. “Lavoratori e cittadini vogliono vedere i sindacati uniti in questa battaglia, e sono stanchi dell’ammuina,” commenta il co-fondatore di Adesso! Anche l’amministrazione comunale sembra sensibile al tema. “Il sindaco Sala ad un convegno ha affermato che non si può vivere a Milano con stipendi del genere e che non ci si può illudere di risolvere il problema solo abbassando i costi.” Sul versante delle imprese, ci sono “importanti aperture come da CNA”, mentre si attendono risposte da Confcommercio e Assolombarda. Sui tempi di una possibile messa a sistema, tutto è rimesso alla centralità del dibattito: “Impossibile fare previsioni sui tempi, solo sulle alchimie: se la pressione dell’opinione pubblica rimane così, è destino che tutti gli attori vadano verso la contrattazione territoriale, che è la cosa più giusta e logica da fare. Se il fronte sindacale si unisse sarebbe anche molto bello: agire insieme per convincere tutte le imprese a sedersi al tavolo”.
L’appuntamento delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 potrebbe rappresentare un’occasione per un salto di qualità: “Serve un patto per le Olimpiadi che contenga anche questo: lotta al lavoro povero e precario, e stipendi in linea con i contratti collettivi e il costo della vita. Si parla di grandi opere in vista delle Olimpiadi, la contrattazione lo sarebbe senz’altro”. Più il tempo passa e più si moltiplicano i settori più critici, dove intervenire con maggiore urgenza. “Turismo, servizi fiduciari, pulizie e multiservizi, logistica. Sono i settori nei quali i livelli minimi dei CCNL sono sotto la soglia di povertà, e sono la polvere sotto il tappeto delle grandi compagnie: loro dicono che pagano stipendi alti, ma le società che puliscono i loro uffici o consegnano le loro merci vengono pagate una miseria”.
Milano potrebbe diventare capofila di una riforma del lavoro più ampia? “Il tema degli stipendi bassi è come l’ultimo filo di un maglione fatto a mano: se lo tiri si scopre tutto. – afferma senza mezze misure Pedrelli – Tasse eccessive, scarsa produttività, cattivo diritto del lavoro, necessità di una riforma della rappresentanza. Su un tema come gli stipendi Sala potrebbe porre un tema locale e nazionale, togliere la sinistra dal cul de sac, e pungolare il suo coinquilino Fontana con gran soddisfazione di tutti”. In un Primo Maggio ancora segnato dalle sfide della precarietà e dei bassi salari, la strada della contrattazione territoriale sembra offrire una prospettiva concreta per affrontare la specificità del contesto milanese, senza mettere da parte altre formule. Non sono ammessi pregiudizi e incertezze: Milano esige che parti sociali sappiano tradurre un’emergenze in opportunità.
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