Per conoscere i nomi dei pretendenti al posto di Francesco Greco, Procuratore di Milano vicino alla pensione, bisognerà attendere la mezzanotte. Scadono oggi i termini per presentare la domanda. La procedura, interamente telematica, prevede anche il contestuale inoltro degli allegati (titoli, pareri, ecc) sul portale del Consiglio superiore della magistratura.

I nomi che girano, salvo sorprese dell’ultima ora, sono sempre gli stessi: il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, quello di Napoli Giovanni Melillo, quello di Bologna Giuseppe Amato e quello di Lecce Leonardo Leone de Castris. Probabile la candidatura del procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Fra gli aspiranti “interni”, sicuramente l’aggiunto Maurizio Romanelli. Lo psicodramma in corso in questi mesi nella Procura di Milano può riservare molte sorprese.

Per la prima volta dopo oltre trent’anni, l’ufficio inquirente che ha segnato la storia del Paese può diventare “scalabile” da un magistrato che non ha mai fatto servizio a Milano. Una svolta epocale a cui potrebbe seguire una ulteriore svolta epocale, con un procuratore non iscritto alla corrente di Magistratura democratica. Milano è sempre stato un feudo inespugnabile delle “toghe rosse”. Non solo il procuratore, ma anche gli aggiunti, quasi tutti targati Md.

In ques’ottica, per non perdere una “roccaforte”, andrebbe letta la candidatura di Melillo, esponente di punta della magistratura progressista. La corrente potrebbe chiedergli un “sacrificio”, quello di lasciare la Procura di Napoli, la più grande d’Italia, dove sta riorganizzando l’ufficio, per trasferirsi sotto la Madonnina. Con gli attuali rapporti di forza al Csm Melillo potrebbe farcela. Concorrenti molto forti sono, però, Gratteri e Viola. Per quest’ultimo pende anche il ricorso per la Procura di Roma. Ieri, a tal proposito, è stato discusso al Consiglio di Stato il cautelare presentato dal procuratore di Roma Michele Prestipino contro la sentenza di Palazzo Spada che aveva dato ragione al pg di Firenze.

La partita per Milano, fatto fuori Luca Palamara, sarà quasi sicuramente gestita dall’attuale uomo forte del Csm: il togato Giuseppe Cascini. Tornando, invece, a Greco, la sua uscita di scena si preannuncia quanto mai ingloriosa, travolto dalle critiche dei suoi più fidati collaboratori. Se quelle “indirette” di Alberto Nobili, che si era visto soffiare da Greco il posto di procuratore di Milano per accordi fra correnti, ci possono stare, vedasi la raccolta firme in solidarietà al pm Paolo Storari che si era scontrato proprio con il procuratore di Milano, quelle che devono aver fatto più male sono quelle di Tiziana Siciliano. La magistrata, capo del dipartimento “tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro”, ha duramente criticato l’organizzazione dell’ufficio fatta da Greco, con una sperequazione dei carichi di lavoro fra i dipartimenti.

Ad esempio con quello “reati economici transazionali” di Fabio De Pasquale che nessuno ha mai capito cosa facesse, oltre ad indagare i vertici dell’Eni, poi tutti assolti.