Giocare d’anticipo ed evitare così i provvedimenti disciplinari del Consiglio superiore della magistratura. Il modus operandi è sempre lo stesso. Immutabile da anni. E se il magistrato non dovesse procedere in autonomia, c’è comunque qualcuno pronto a ricordargli di farlo in maniera “spintanea”. Stiamo parlando, ovviamente, del trasferimento “in prevenzione”. Una sorta di salvacondotto togato.

In concreto, quando ad un magistrato viene aperta o sta per essere aperta una pratica di trasferimento per “incompatibilità ambientale”, per uscire in maniera indolore è sufficiente che presenti la domanda di trasferimento, appunto “in prevenzione”, e tutti i problemi vengono risolti in un lampo. Il trasferimento “in prevenzione” è tornato di attualità per la vicenda del pm milanese Paolo Storari che, con il suo comportamento, avrebbe creato, secondo il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, “discredito” nei confronti del procuratore Francesco Greco e della sua vice Laura Pedio. In particolare, consegnando i verbali degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara sulla loggia segreta Ungheria all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.

Come raccontato ieri dal Corriere, il procuratore aggiunto di Milano e capo dell’antiterrorismo Alberto Nobili, sentito in audizione segretata dalla prima commissione del Csm questa settimana sull’accaduto, avrebbe riferito di essere stato contattato lo scorso 30 aprile da Edmondo Bruti Liberati. L’ex procuratore avrebbe detto a Nobili se non fosse il caso che Storari lasciasse Milano per altri lidi. Nobili, però, avrebbe rispedito l’invito al mittente, rifiutandosi di comunicarlo a Storari. Non sappiamo poi cosa sia successo in quanto Elisabetta Chinaglia, la presidente della Prima Commissione del Csm, quella che si occupa delle “incompatibilità”, avrebbe interrotto la deposizione di Nobili. Ma perché Bruti Liberati si era rivolto a Nobili? Probabilmente perché era a conoscenza dell’ottimo rapporto fra i due magistrati. Ed infatti Nobili si è fatto promotore nei giorni scorsi di una raccolta di firme proprio a sostegno di Storari.

Nobili, nel 2016, era in pole per diventare procuratore di Milano. Il solito meccanismo delle correnti gli aveva però favorito Francesco Greco, nonostante in quel momento fosse il magistrato più gradito dai pm milanesi. Con il trasferimento “in prevenzione”, come recita la disposizione, il procedimento “non può essere iniziato o proseguito”. Il trasferimento è vantaggioso per tutti. Il magistrato finito nell’occhio del ciclone, come detto, evita conseguenze di qualsiasi tipo e sull’intero ufficio cala un silenzio provvidenziale. E già: se Storari si fosse tolto dall’impiccio il Csm avrebbe evitato di dover capire cosa fosse successo nella gestione delle testimonianze di Amara. Pare, infatti, che questi interrogatori siano finiti un fascicolo assegnato alla dottoressa Pedia che risulterebbe aperto da quasi cinque anni. Un periodo totalmente fuori da qualsiasi tempistica prevista dalle norme.

Storari, invece, ha tenuto il punto e domani si presenterà davanti alla sezione disciplinare del Csm i cui componenti hanno quasi tutti deciso di astenersi. L’ex pm di Mani pulite, dopo aver avuto i verbali di Amara da Storari, aveva deciso a sua volta di farli vedere a diversi componenti della disciplinare del Csm, fra cui David Ermini, Giuseppe Cascini, Giuseppe Marra e Fulvio Gigliotti. A non astenersi, invece, Salvi, anch’egli, secondo il racconto che fece Davigo, a conoscenza di questi verbali.

Quanto sta accadendo a Storari ricorda molto da vicino quello che capitò ad Alfredo Robledo. L’allora aggiunto di Milano si scontrò in maniera violentissima con il suo capo, quel Bruti Liberati che ha contattato Nobili, uscendone poi a pezzi, travolto da disciplinari assortiti. Il motivo? Sempre le modalità di gestione di procedimenti penali. Nulla di nuovo, insomma.