Ipotesi di rifiuto d'atti d'ufficio
Scandalo Eni-Nigeria e prove nascoste, indagati i pm De Pasquale e Spadaro
La procura di Brescia, che per competenza si occupa delle inchieste sui magistrati di Milano, ha indagato il procuratore aggiunto della procura meneghina Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro con l’ipotesi di rifiuto d’atti d’ufficio in relazione al processo Eni-Nigeria di cui ieri il Tribunale ha depositato le motivazioni dell’assoluzione di tutti gli imputati.
L’iscrizione nel registro degli indagati – secondo quanto riferisce l’Ansa – risalirebbe a una decina di giorni fa dopo l’interrogatorio del pm Paolo Storari, anche lui indagato a Brescia per il caso dei verbali dell’avvocato Amara e i contrasti con i vertici del suo ufficio. La segnalazione del procedimento a carico dei due magistrati è arrivata al procuratore generale della Cassazione Salvi, al Csm e al Ministero della Giustizia.
La Procura di Milano ha nascosto al Tribunale una prova fondamentale che scagionava lo stesso Descalzi. Si tratta di un filmato nel quale il principale teste di accusa dichiarava che intendeva accusare i vertici dell’Eni per ricattarli, e minacciava di trascinarli nel fango. Tra i comportamenti dei pm messi sotto osservazione, secondo quanto apprende l’Agi c’è “anche la vicenda del video non depositato al processo Eni”, circostanza emersa ieri dalle motivazioni del verdetto assolutorio. Ma “non è questo l’episodio più importante” sulla cui base i due magistrati sono stati indagati.
Lo scorso 17 marzo 2021, la settima sezione penale del Tribunale di Milano ha assolto, in primo grado, perché “il fatto non sussiste” tutti e tredici gli imputati nel processo Eni-Nigeria, accusati di corruzione internazionale relativamente ai diritti di esplorazione del giacimento “Opl245”.
Assolti l’attuale amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, l’ex numero uno, Paolo Scaroni, l’ex responsabile operativo del gruppo di San Donato nell’Africa sub-sahariana Roberto Casula, l’ex manager della compagnia italiana nel Paese africano Vincenzo Armanna, l’ex manager di Nae, controllata Eni in Nigeria, Ciro Antonio Pagano, l’ex ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete. E poi ancora Luigi Bisignani, il russo Ednan Agaev e Gianfranco Falcioni, quest’ultimo imprenditore ed ex vice-console in Nigeria, l’ex presidente di Shell Foundation Malcom Brinded e gli ex dirigenti della compagnia olandese Peter Robinson, Guy Jonathan Colgate e John Coplestone. Assolte anche le due società – Eni e Shell – , imputate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
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