Il Presidente della Repubblica ieri ha partecipato alla tradizionale cerimonia del ventaglio, e cioè all’incontro coi giornalisti che si svolge tutti gli anni alla vigilia di agosto. Ha parlato dell’attività di governo, dei vaccini e di vari altri argomenti. Ha dimenticato Magistratopoli. Sergio Mattarella è il Presidente del Consiglio superiore della magistratura, il Consiglio superiore sta preparandosi a bocciare la riforma Cartabia, con una clamorosa invasione di campo, al suo interno raduna diversi consiglieri coinvolti nello scandalo Palamara, nel frattempo il Procuratore generale della Cassazione è stato chiamato in causa dallo stesso Palamara per una cena elettorale non proprio correttissima e poi si è esposto chiedendo una esemplare punizione per il Pm Paolo Storari, colpevole di aver indagato sulle dichiarazioni dell’avvocato Amara che rivela l’esistenza di una loggia segreta che comanda il sistema giustizia.

Contro la richiesta di punizione del Procuratore è scesa in campo praticamente l’intera Procura di Milano, e anche il tribunale, giudici e Pm hanno messo sotto accusa il Procuratore di Milano e Salvi. Tutto questo è avvenuto nel silenzio quasi generalizzato della stampa, in gran parte dominata da gruppi di giornalisti che da anni sono subalterni alle procure.

Beh, di fronte a questo caos, a questo vuoto di democrazia, che ha gettato la Giustizia italiana in uno stato comatoso e ha dimostrato che tra magistratura e giustizia ormai il divorzio è non più componibile, e di fronte alla ribellione che finalmente sta diventando palese di centinaia di magistrati, il capo del Csm e il Presidente della Repubblica tace e si rifiuta di dire una sola parola? Il potere dei magistrati è giunto fino a questo punto, fino al punto da chiudere la bocca al Quirinale? Se è così davvero c’è da allarmarsi, da allarmarsi molto.

Il silenzio di Mattarella coincide con la rumorosa guerriglia aperta dai 5 Stelle contro la riforma Cartabia. Il rischio è che l’Italia esca completamente fuori dalla legalità, venga abbandonata all’arbitrio di un potere degenerato e furioso. La politica non può restare ferma. Oggi, devo dirlo con franchezza: il discorso di Mattarella non mi è piaciuto.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.