Quale ordine mondiale sarà veramente «nuovo» se fondato su esodi e disprezzo della dignità umana? Tutte le persone di buona volontà, oggi, hanno il dovere di alzare la voce e difendere la dignità umana dei profughi, dei bambini, delle donne, degli anziani, condannando la disumanità di questa politica o meglio, dell’assenza della politica. La “sorveglianza” delle frontiere, il “capitalismo della sorveglianza” dei riconoscimenti facciali, del Grande Fratello sottoforma di telecamere e invasione della vita privata per fini commerciali o di sicurezza, non funziona. Rende più disumana un’umanità che ha già il triste primato di riuscire ad uccidere con indifferenza i propri simili più deboli e indifesi.

Solo grandi gruppi di Stati che condividono con forza valori comuni – come l’Europa, appunto – possono agire efficacemente per realizzare l’enorme cambiamento a livello planetario, che sta diventando sempre più urgente. Si tratta di una grande impresa in cui il ruolo delle religioni e delle Chiese è cruciale, per il bene dei popoli europei e del mondo intero, per contrastare i nazionalismi e per costruire la pace. La cronaca tristissima di questi giorni ci obbliga a riflettere. Partiamo dall’Italia: chi vogliamo essere in questa Europa in cui siamo inseriti? Come è possibile conciliare l’esigenza di migliorare l’economia, la salute, l’educazione, in generale la qualità della vita sociale, con quella di integrare e accogliere il contributo di tanti nuovi europei? Come possiamo non chiudere gli occhi davanti a tragedie che si consumano vicino a noi?

In questi giorni mi trovo ad Ariccia, insieme ai cardinali e arcivescovi della Curia Romana, per gli Esercizi Spirituali. È il ritiro che noi sacerdoti compiamo regolarmente, per riflettere sulle attività, per ascoltare la Parola di Dio, per operare una revisione di vita. È un’occasione preziosa in Quaresima, in vista della Pasqua che è il centro della vita cristiana. Ed in questi giorni le notizie arrivano, e non possiamo essere indifferenti. E starcene a parte. Mi trovo sempre più spesso a pensare che la risposta alle guerre, alle miserie, alle devastazioni, alle difficoltà dei singoli e delle collettività – anche in tema sanitario! – è nel riscoprire quella «fratellanza umana universale» che papa Francesco non cessa di sottolineare. Riscoprire la dimensione dell’essere insieme. Siamo tutti partecipi dell’unica «casa comune». Tra poche settimane celebreremo la Passione di Gesù. Già da ora dobbiamo rivolgere il nostro sguardo a queste migliaia di bambini e bambine in fuga che sono messi in croce. Da piccoli.  Partiamo da qui per diventare più umani, più veri.