La guerra in Ucraina
Putin testa i missili e Trump si arrabbia, Zelensky vede una pace “come a Gaza”
Le sanzioni Usa contro il petrolio russo hanno colpito due colossi di Mosca: Lukoil e Rosneft. Ma se Donald vuole ottenere qualcosa sul fronte di Kyiv dovrà fare delle concessioni (a Xi) su Taiwan
L’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin è ancora un grande punto interrogativo. La Russia continua a mandare segnali di apertura. “Non ci sono ancora linee guida sulla tempistica”, ha detto il consigliere del Cremlino, Yuri Ushakov, “ma la disponibilità fondamentale a tenere un incontro, se preparato in anticipo dagli esperti, rimane”. Il vertice tra il presidente russo e quello degli Stati Uniti resta dunque in agenda, almeno in teoria.
La prossima settimana, il premier ungherese Viktor Orban (che ieri ha avuto un’udienza privata in Vaticano con Papa Leone XIV e con la premier Meloni) sarà negli Stati Uniti per incontrare Trump. E nella discussione col tycoon riguardo le sanzioni americane al petrolio russo, il leader magiaro riproporrà la questione del vertice di Budapest. Ma tutto dipenderà anche dalle prossime mosse di Trump e soprattutto di Putin, che in questi giorni sta dimostrando sia a parole che con i fatti di non avere alcuna intenzione di percorrere la strada del negoziato pacifico con l’Ucraina.
Passi concreti, da parte di Mosca, continuano a non vedersi. Anzi, la situazione al fronte ma anche le ultime scelte “di immagine” di Putin sul piano bellico appaiono orientate a un’ulteriore pressione militare. Nell’incontro di domenica con il presidente russo, il capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov, ha annunciato il test del Burevestnik, missile a propulsione nucleare con gittata almeno fino a 20 chilometri. E allo stesso tempo, Gerasimov ha anche messo al corrente lo “zar” delle ultime avanzate sul fronte del Donbass. Secondo il generale, i russi starebbero circondando le forze ucraine a Kupyansk, anche se Zelensky ha bollato come pura menzogna la notizia dei 5mila soldati di Kyiv accerchiati dalle truppe nemiche. il ministero della Difesa ha annunciato poi che nelle ultime ore sarebbero stati conquistati i villaggi di Yegorovka, nell’area di Dnipropetrovsk, e i centri di Novonikolayevka e Privolnoye nella regione di Zaporizhzhya.
Piccoli insediamenti che però certificano come le forze di Mosca continuino a premere su tutta la linea del fronte mentre i missili e i droni proseguono nei loro raid contro città e infrastrutture ucraine, specialmente quelle energetiche. Kyiv ieri notte ha risposto agli attacchi lanciando una pioggia di velivoli senza pilota contro il territorio russo, al punto che la stessa Aeronautica di Mosca ha dichiarato di avere intercettato 193 droni. Le autorità di Bryansk hanno confermato la morte dell’autista di un minibus e il ferimento di cinque passeggeri nel villaggio di Pogar, causati proprio dagli attacchi ucraini. Ma Volodymyr Zelensky sa che la vera partita si gioca tra le superpotenze, cioè in quella complessa triangolazione tra Russia, Stati Uniti e Cina.
Le sanzioni americane contro il petrolio trasportato via mare hanno colpito due colossi degli idrocarburi di Mosca, Lukoil e Rosneft. Pechino e Nuova Dehli, grandi clienti del petrolio russo, hanno reagito cercando di capire come fermare gli acquisti. Ma Zelensky, che ad Axios ha rivelato che lui e gli alleati europei stanno per presentare un piano di pace entro la prossima settimana o al massimo dieci giorni, vuole qualcosa di più. Oltre all’aumento delle sanzioni, il presidente ucraino vorrebbe però un passo in avanti soprattutto sulle armi a lungo raggio. Ma su questo fronte, lo stop di Trump alla cessione dei missili Tomahawk sembra essere chiaro. Almeno per il momento. E la speranza di Zelensky è rivolta ora al prossimo incontro in Corea del Sud tra il presidente Usa e l’omologo cinese Xi Jinping. I due leader discuteranno questo giovedì della rimozione dei dazi, del problema Fentanyl e delle terre rare, tema che interessa da sempre l’agenda di The Donald.
Ma il tycoon (che si è augurato di vedere presto il dittatore nordcoreano Kim Jong-un mentre Putin ieri ha incontrato la ministra degli Esteri Choe Son-hui) punterà anche a convincere Xi a premere sul Cremlino. Obiettivo non certo semplice. Perché la Cina non ha molto da perdere dal proseguimento della guerra in Ucraina. Tra acquisti a buon mercato di gas e petrolio russi, investimenti e una Federazione russa che ormai dipende anche a livello tecnologico dalla Cina, Xi non sembra intenzionato a fermare Mosca. Inoltre, un Occidente diviso e che drena forze su più fronti non può che aiutare l’agenda di Pechino. Se Trump vorrà ottenere qualcosa sul fronte di Kyiv, è probabile che dovrà fare delle concessioni su Taiwan, dossier che sta particolarmente a cuore alla Repubblica popolare. E non è un caso che ieri bombardieri e caccia cinesi hanno svolto un’esercitazione proprio a largo dell’isola “ribelle”.
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