Quanto tempo avrà atteso questo momento. Antonio Razzi, ex deputato, ex senatore, farà di tutto per essere in Senato domani, al voto della fiducia al governo Conte. “Non mi posso perdere lo spettacolo”, ha detto al Corriere della Sera. La maggioranza è sul filo, le manovre non danno certezze, la soglia non è certa, anche in caso dell’astensione di Italia Viva, che la settimana scorsa ha ritirato le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova e il sottosegretario Ivan Scalfarotto aprendo ufficialmente la crisi politica. Le trattative sono ancora in corso e quelli che una volta venivano chiamati voltagabbana oggi sono costruttori. Razzi era considerato il Re dei voltagabbana.

“Voglio ridere in faccia a tutti quelli che 10 anni fa, tra Pd e M5s, mi chiamarono voltagabbana perché lasciai l’Italia dei Valori di Di Pietro e votai la fiducia a Berlusconi. E adesso loro che fanno? Cercano i costruttori, ma di che? Autostrade, palazzi?”, ha ironizzato Razzi. Alla mozione di sfiducia del Governo Berlusconi IV Razzi votò contrario. Lasciò l’Italia dei Valori e passò a Noi Sud e sostenne il Cavaliere. Per anni è stato agitato come il simbolo del cosiddetto “mercato delle vacche” in Parlamento dagli stessi grillini che invece oggi hanno dimenticato la loro battaglia a favore del vincolo di mandato.

Razzi – quello di Ballando con le Stelle, quello pronto a fare “qualsiasi cosa, anche buttarsi sotto a un treno” se Berlusconi glielo avesse chiesto, quello dell’amicizia con il dittatore della Corea del Nord Kim Jong Un (“a causa del coronavirus ad aprile non potrò tornare in Corea del Nord. Frontiere chiuse. Che paese, l’Italia! Quante ironie sul mio amico Kim Jong Un”), quello dell’imitazione di Maurizio Crozza – fu ripreso di nascosto mentre ammetteva di aver votato la fiducia per tornaconto personale. Successivamente ha dichiarato di non aver ricevuto nulla in cambio, ma di aver salvato l’esecutivo Berlusconi per non perdere il posto di lavoro e la paga necessaria a pagare un mutuo. Alle elezioni del 2013 è stato eletto Senatore.

Oggi, lui e Domenico Scilipoti, sarebbero stati chiamati “costruttori”. “Mi ha chiamato – ha detto Razzi nell’intervista – mi ha detto: Anto’, perché non lo fondiamo noi il partito dei veri responsabili per l’Italia? gli ho risposto: caro Mimmo per fare il formaggio devi quagliare, per fare un partito ci vogliono i soldi e io oggi non arrivo a 2mila euro di pensione. Ma tanto poi Conte i voti in tasca li ha già, altrimenti non rischierebbe la figuraccia in Senato: sa quanta gente, con 13-14mila euro al mese di paga parlamentare, si è comprata la casa e adesso ha il mutuo da pagare? Dieci anni dopo non è cambiato niente”.

Vito Califano

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