Il presidente campano non ne ha mai fatto mistero: per lui votare a luglio era, ed è, la soluzione migliore. Portare i cittadini al voto in autunno significherebbe richiudere le scuole, sanificarle, rischiare di imbattersi in un picco di contagio e, cosa non da meno, significherebbe non capitalizzare subito il consenso raccolto in queste settimane. E, si sa, le cose della politica sono mutevoli, soprattutto quando si parla di percentuali di gradimento.

“Tra settembre e ottobre – dice il governatore campano in un’intervista a La Stampa sarebbe l’inferno: scuole appena aperte da richiudere e da sanificare, prima e dopo; probabile ripresa di Covid; contemporanea epidemia influenzale che si sovrapporrebbe al Covid con sintomi identici; pesante crisi sociale. Il voto nell’ultima settimana di luglio appare francamente meno complicato”.

Insomma, la questione è pratica. Lui dice la sua, “ma il governo è libero di impiccarsi alla corda che preferisce“, chiarisce.

Nel colloquio con il quotidiano torinese, il presidente De Luca affronta anche il tema delle politiche messe in campo dall’esecutivo per rispondere alla crisi. Sul tema della regolarizzazione dei migranti non ha dubbi: “La questione ha registrato atteggiamenti sconcertanti. Regolarizzare è indispensabile all’economia e alla legalità”. Ancora una volta una questione di pragmatismo che rischia di incagliarsi in una “palude burocratica”.