È la guerra del secondo mandato nel Movimento 5 Stelle, forse al suo ultimo. Stando un retroscena pubblicato dall’agenzia di stampa AdnKronos una telefonata avrebbe portato allo scontro campale, forse finale tra il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle e il leader ed ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’“elevato” avrebbe minacciato “l’avvocato del popolo” in una chiamata ieri sera: lo avrebbe avvisato che abbandonerà il M5s se la regola del doppio mandato verrà aggirata.

“Se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle”, avrebbe detto senza mezzi termini il comico. L’indiscrezione emerge dopo l’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Il Corriere della Sera in cui Conte riapriva la partita dichiarando che la regola aurea del Movimento non era un diktat. “Nessuno di coloro che sono rimasti ha gettato la spugna. In ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie. Una cosa è certa, la loro esperienza sarà in ogni caso preziosa”.

L’“avvocato del popolo” annunciava anche che in settimana la questione sarebbe stata risolta, questione di giorni insomma. La regola del doppio mandato taglierebbe fuori diversi big: a partire dal presidente della Camera Roberto Fico e dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna, i ministri Fabiana Dadone e Federico D’Incà. Altri ancora: Danilo Toninelli, Riccardo Fraccaro, Vito Crimi e Alfonso Bonafede. Grillo sarebbe contrario anche alla micro-deroga, una soluzione che sarebbe stata caldeggiata dall’ex premier, che salverebbe quattro o cinque fedelissimi.

Il comico era tornato sulla regola dei due mandati in un video pubblicato sabato scorso, alla luce degli avvenimenti che avevano portato alla crisi del governo Draghi e alle elezioni fissate al 25 settembre: “I nostri due mandati sono la nostra luce in questa tenebra lì – aveva detto Grillo – i due mandati sono l’interpretazione della politica in un altro modo, i due mandati sono un antibiotico dove tu interpreti la politica come un servizio civile. Sia io che Casaleggio quando abbiamo fatto queste regole le abbiamo fatte per l’interpretazione della politica in un altro modo. Le defezioni nel nostro Movimento sono causate da questa legge che è innaturale, lo capisco, è nell’animo umano”.

L’AdnKronos cita un big pentastellato: “Il simbolo è di Grillo, anche se Conte dovesse decidere di rompere – e non lo farebbe mai – andremmo a sbattere. È Grillo che ci lascia senza M5S, non il contrario”. Il faccia a faccia che i due leader dovrebbero avere nei prossimi vedrà al centro del tavolo anche la questione delle parlamentarie, ovvero la modalità di selezione dal basso delle candidature all’interno del Movimento 5 Stelle. L’articolo 7, lettera A dello statuto le prevede, ma il tempo stringe in vista del ritorno alle urne del 25 settembre. Grillo, sempre secondo fonti che riferiscono all’agenzia, sarebbe favorevole a mantenerle.

Ma il retroscena è stato smentito a distanza di poche ore da Giuseppe Conte. “Tra me e Beppe Grillo non c’è stata nessuna telefonata ieri sera e quindi nessun aut aut. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione“, le parole del presidente dei 5 Stelle.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.