Cosa fare per non disattendere le indicazioni di Beppe Grillo sul limite di due mandati per gli eletti 5 Stelle, “una luce nelle tenebre”, come l’ha definita nel fine settimana il comico genovese in un video pubblicato sul suo blog, ma contemporaneamente garantire ai ‘big’ del partito una possibile ricandidatura ed evitare una nuova diaspora?

È la situazione incandescente in cui si trova Giuseppe Conte. Reo del ‘draghicidio’, avendo innescato col mancato voto di fiducia al Decreto Aiuti la crisi politica poi finalizzata dal centrodestra, l’ex premier in questi giorni di fuoco ha già dovuto fare i conti con il ‘vaffa’ del Partito Democratico, con Enrico Letta che ha scaricato l’ex alleato puntando ad un nuovo ‘campo aperto’ privo di pentastellati.

Ma i problemi, seri, sono anche in casa. Col limite del doppio mandato Conte sa che, a causa del combinato disposto del taglio dei parlamentari e dei sondaggi magrissimi del Movimento, molti ‘big’ rimarrebbero a casa. I nomi? Paola Taverna, Vito Crimi, Roberto Fico, i ministri Fabiana Dadone e Federico D’Incà, l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, solo per fare alcuni esempi più noti.

La situazione è in continua evoluzione e le ipotesi sul tavolo sono molteplici. A partire dal possibile ricorso al voto online: per bypassare il volere del garante e co-fondatore Grillo, Conte si affiderebbe agli attivisti ed entro la prima settimana di agosto potrebbe chiedere il parere degli iscritti per salvare molti dei suoi fedelissimi già arrivati a fine corsa con due mandati sul groppone.

Ma è all’interno dei gruppi parlamentari che l’aria si fa più tesa, dove è già in corso una guerra tra eletti al primo mandato e deputati e senatori già ‘esperti’. Chi è entrato per la prima volta in Parlamento nel 2018 si chiede infatti se il tentativo di Conte di salvare i ‘big’ al secondo mandato sia un modo di fare “piazza pulita”, considerato che proprio lì c’è il più nutrito gruppo di fedelissimi dell’ex premier.

E a mettere in difficoltà la già traballante leadership del ‘fu avvocato del popolo’ è anche la difficile composizione delle liste, in elezioni in cui i 5 Stelle molto probabilmente dovranno cavarsela da soli. A rischio ci sono le ‘Parlamentarie’, ovvero le candidatura per Camera e Senato scelte dalla base via voto online.

In teoria anche il nuovo statuto varato sotto la guida di Giuseppe Conte le prevede (all’articolo 7, lettera A), ma i tempi per il voto del 25 settembre sono strettissimi e con l’addio alla piattaforma Rousseau il Movimento non ha una struttura rodata per le migliaia di documenti che arriveranno da parte dei candidati. A decidere potrebbero essere dunque i vertici 5 Stelle, con tutte le ovvie polemiche del caso.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia