“Finalmente ho conosciuto il vero mito, Chico Forti”. Inizia così il lungo video in cui Rocco Siffredi racconta la sua visita in carcere a Chico Forti avvenuta sabato 21 gennaio. Sessantatre anni, produttore televisivo e velista trentino condannato all’ergastolo in America nel 2000 per l’omicidio di Dale Pike. Ha sempre gridato al mondo di essere innocente e di essere vittima di un errore giudiziario. Da allora sta scontando la pena in carcere negli Stati Uniti. Una vicenda giudiziaria piena di punti oscuri e aspetti da chiarire ferma al palo ormai da anni nonostante gli annunci al suo imminente rientro in Italia. Appena rientrato a Budapest Rocco Siffredi ha deciso di raccontare la sua esperienza, la sua visita a Chico Forti nel carcere di Miami.

Avevo voglia di incontrarlo, di vederlo e abbracciarlo, di capire da vicino la sua storia – racconta il produttore e attore –  Per avere l’incontro sono stato una settimana a Miami: mi hanno analizzato il passaporto, la polizia ha controllato tutto il mio background per capire se era il caso o no di farmi entrare nel penitenziario”. Il produttore e attore spiega che non tutti possono entrare in quell’istituto e che c’è una giornata particolare in cui si possono fare le visite. Siffredi ha seguito tutta la procedura ed è riuscito a incontrare in carcere per abbracciare Chico Forti. “Sono arrivato sabato mattina sul presto. La polizia ci ha fatto due controlli, il primo dei documenti e già ci facevano lasciare tutto quello che avevamo: dovevamo lasciare fuori tutto quello che poteva contenere qualcosa. Poi, siamo entrati in un’altra stanza per il controllo nudità. Volevano sapere se ce l’ho veramente lungo come dicono oppure no”, scherza ma con una punta di amarezza aggiunge: “Lì ti guardano dappertutto perché sono molto attenti”.

“Riusciamo a entrare, vedo Chico seduto attraverso la porta, entro e gli grido: mito!”, poi il caro abbraccio tra i due. “È stata un’emozione – continua il racconto – La prima cosa che ho notato è quanto fosse ben messo fisicamente, muscoli e corpo. Lui mi ha raccontato che si allena perché è importante stare in forma”. Siffredi racconta poi com’è nata la sua stima per Chico Forti: “Lo vidi per la prima volta nello Show di Mike Bongiorno, Telemike 1990: un campione di vela che arriva e sa rispondere a tutto. Poi lo stesso campione me lo ritrovo arrestato in America per omicidio. Non è possibile. Poi vedo che ha una moglie e tre figli. C’è qualcosa che non va. Sin da subito mi sono subito detto che sicuramente c’era stato un errore e che sarebbe uscito dalla prigione presto. Poi qualche anno fa ho scoperto che era ancora lì. Io ho vissuto una vita, ho visto crescere i miei figli e invece lui è ancora lì”.

Siamo stati insieme per 5 ore e mezza e lui ha parlato per 5 ore di seguito – continua il racconto Siffredi – non finiva mai, aveva un’energia pazzesca. Una forza di volontà di spiegare e raccontare, io non gli ho chiesto nulla. Era proprio un fiume in piena. Non posso raccontarvi tutto quello che ci siamo detti perché ci sono situazioni molto delicate per la quale Chico rischia”. Il 23 dicembre del 2020 era arrivato l’annuncio da parte di Luigi Di Maio all’epoca Ministro degli Esteri in cui affermava che la situazione di Forti sarebbe presto stata risolta. “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia – aveva scritto a quel tempo in un post il ministro degli Esteri Luigi di Maio – L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Il Governatore della Florida – spiega Di Maio – ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia. Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico. Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti, che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari” continuava il post. Ma all’annuncio non sono mai seguiti i fatti.

Siffredi racconta come vive oggi Chico Forti: “È in una stanza con 40 persone, non più con un solo detenuto in cella. Dice che prima rischiava di più la vita, ora invece è in mezzo alle gang di lationoamericani e neri da cui però è rispettato e protetto. Chico ha rischiato di essere ammazzato più volte ma si è sempre dimostrato per quello che è: una persona leale, che non ha paura, perché non ha commesso nulla di tutto ciò e combatte per la vita con grandissima dignità. Non lo vedrai mai lamentarsi, mai piegarsi su se stesso per farti pietà. Lo vedrai sempre dritto, uomo e con gli occhi che ti guardano dritto. Occhi sofferenti ma molto profondi”.

“A un tratto mi ha detto: ‘Rocco per me due cose sono fondamentali nella vita, viverla e mai smettere di sognare’. Mi ha dato una grande lezione perché quello che vive Chico da 23 anni è surreale. È un uomo molto acculturato, non so come fa ma da 23 anni lui dalla mattina alla sera si informa, legge e studia. La sopravvivenza è questa: lui dorme un’ora a notte, mentre tutti dormono lui scrive”. Siffredi sottolinea di non aver mai avuto dubbi sull’innocenza di Forti ma che con la visita la sua convinzione si è ulteriormente rafforzata: “Quello che ho visto con i miei occhi è un ragazzo che aveva tutto ma che ha fatto arrabbiare la persona sbagliata. Si è trovato chiuso in carcere a vita senza possibilità che gli possa essere cambiata la sentenza, salvo che non arrivi una grazia”.

Siffredi spiega di aver voluto pubblicare il video per far conoscere a quante più persone possibile la storia di Chico Forti sensibilizzare quante più persone possibile a sostenere la sua causa come stanno già facendo tante persone della società civile, tra persone comuni e celebrità. “Dobbiamo essere di più, più siamo e più aiutiamo con l’energia Chico a stare lì. Sono 23 anni che c’è una donna, la mamma, oggi di 96 anni che aspetta che il figlio torni. Il papà non ce l’ha fatta, il dolore era troppo grande ed è morto. Come potrà mai stare quella donna? E lo zio Gianni? E tutti gli amici? E le persone che sanno chi è Chico Forti. Fidatevi Chico è innocente. Era solo una persona che aveva tanta voglia di fare e ha avuto sfiga. Va aiutato perché ha una grande dignità, è un grande uomo, e ha un cervello pazzesco. Io credo nella classe politica e spero che presto facciano qualcosa per aiutare Chico finalmete a tornare in Italia. Forza Chico, non mollare, noi ci siamo”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.