Il sostegno all’Ucraina, i rapporti con gli Stati Uniti e le sfide dell’Europa, dai dazi all’Intelligenza Artificiale. Ieri Sandro Gozi – eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo – con la delegazione Mercato interno ha inaugurato la sua missione a Washington, che prevede vari appuntamenti tra Casa Bianca, Congresso, Senato, Camera di Commercio, Dipartimento di Stato e Federal Trade.

Ieri è iniziato il suo tour a Washington con la delegazione europea Mercato interno. Puntate a tornare a Bruxelles con quali risultati in tasca?

«Innanzitutto puntiamo a capire le vere intenzioni e la strategia della nuova amministrazione americana rispetto alla Ue, in particolare su piattaforme, mercato e servizi digitali e Intelligenza Artificiale. Puntiamo poi a chiarire perché abbiamo fatto scelte come la legge sui servizi digitali (DSA) o sull’AI in Europa, e perché siamo determinati ad applicarle: sono scelte a favore dei nostri valori, della necessità di innovare e di avere un mercato europeo plurale, aperto ed efficiente. Non sono leggi contro le imprese di un paese, tantomeno di un alleato come gli Usa».

E poi c’è anche la guerra. Il vertice di Parigi si è concluso con un nulla di fatto. Non era prevedibile un esito del genere?

«Il vertice non era convocato per produrre subito un risultato, ma per favorire una dinamica e una convergenza tra gli Stati membri della Ue che svolgono un ruolo chiave in materia di sicurezza e il Regno Unito, attorno a una linea che tutti hanno condiviso e che al momento è diversa da quella americana: nessuna pace in Ucraina senza l’Ucraina; nessuna strategia di sicurezza europea senza gli europei. Su questa base, il lavoro, innanzitutto di Emmanuel Macron e Keir Starmer, leader delle due potenze nucleari europee, continua».

È davvero l’ultima spiaggia per l’Europa?

«Dipende da dove l’Europa vuole approdare. Di spiagge ce ne sono diverse. Se l’Europa vuole esistere politicamente in un mondo sempre più basato su rapporti di forza e sempre meno sulle regole multilaterali, non può più perdere tempo e deve dotarsi di quella potenza politica, militare e industriale per cui alcuni di noi si battono da anni, nell’indifferenza e nell’opposizione di troppi sinora. Ma vedo ad esempio che paesi frugali, tiepidi rispetto a una Ue più forte, ora sono in prima linea nel chiedere Eurobond per finanziare la Difesa. Questo però comporta anche riforme del bilancio della governance».

Serve pazienza, certo, ma intanto Trump accelera sui negoziati e ignora sia la Ue sia l’Ucraina…

«Proprio per questo non c’è tempo da perdere. Dobbiamo agire subito con un grande piano per la Difesa europea, come quello fatto per la crisi sanitaria del Covid. Se non agiamo, non solo non ci siederemo al tavolo, ma dopo l’Ucraina saremo i prossimi a ritrovarci nel menù di Washington e Mosca. E non consiglio di aspettare per scoprire come ci sentiremmo in quel caso».

Dovremmo inviare soldati europei sul suolo ucraino per il peacekeeping o si rischierebbe la Terza guerra mondiale?

«Sì, e anche su questo non ci sono vere divisioni tra gli europei, eccezion fatta forse per l’Italia di Meloni. Gli altri leader sono d’accordo, nel quadro di una pace condivisa, a inviare truppe per mantenerla, in un’operazione che dovrebbe coinvolgere anche l’Onu».

In tutto ciò non vanno dimenticati i fondi russi congelati. Li potremmo usare per le spese militari Ue?

«Avremmo dovuto già farlo. È giusto far pagare all’aggressore russo il prezzo per la nostra sicurezza. Non dobbiamo aspettare ancora».

The Donald tira dritto anche sui dazi, ma potrebbe «graziare» alcuni paesi. Insomma, stangate a macchia di leopardo. Di fatto, l’Unione non viene più riconosciuta come tale?

«Trump ha un progetto imperiale, di nuove sfere di influenza, basato sui rapporti di forza e in cui quindi il più forte – cioè gli Usa – vince e domina gli altri. Nel campo di quello che chiamiamo “Occidente”, l’unica vera alternativa a questa logica brutale è l’Unione europea. Quindi sì, Trump vuole abbattere la Ue usando anche gli utili idioti suoi alleati all’interno dell’Unione, e per questo potrebbe anche utilizzare l’arma dei dazi. Ma noi dovremo rispondere con ancora più unità».

Però, mentre l’Europa descrive Trump come brutto e cattivo, negli Stati Uniti nasce il progetto Stargate con 500 miliardi di dollari per l’IA. E la Cina corre. Noi ci limitiamo al povero piano InvestAI…

«Dobbiamo assolutamente colmare il ritardo accumulato su IA e tecnologia. Per questo, dobbiamo applicare il nostro modello di IA nel modo più favorevole all’innovazione e promuovere con moltissima forza gli investimenti privati e anche il sostegno pubblico. Dobbiamo superare le esitazioni, soprattutto dei tedeschi, e creare finalmente un mercato dei capitali europei capaci di attirare risparmi e investimenti su progetti di innovazione. E dobbiamo anche lanciare un Piano europeo che garantisca la parte più rischiosa degli investimenti, con un forte effetto leva, anche con la Bei. Il problema europeo non è la presenza di regole, ma l’assenza di investimenti».