Il Qatargate si sta trasformando in un Marocco-gate. Cambiano i nomi ma anche un po’ la sostanza. Il Marocco non è il Qatar, i diritti umani, in Marocco, sono considerati in modo diverso. Non penso che sia uno stato con un grado di democrazia uguale a quello delle democrazie europee, ma quasi. Dico che cambia la sostanza perché una cosa è prendere soldi per fare propaganda a una orrida dittatura, una cosa diversa è se il committente della lobby è un paese democratico.

Vedremo. Anche perché prima o poi dovranno pur dirci di quale reato sono accusati Panzeri, Giorgi e la deputata Kaili. Per ora c’è ancora nebbia fitta sul reato. Sappiamo solo che è considerato così grave che si è deciso di tenere tutti in carcere, senza concedere i domiciliari almeno ad uno dei genitori di una bambina di 22 mesi. Non ha ancora due anni Ariadni, la figlia dell’on. Kaili: sicuri che è necessario privarla sia del papà che della mamma? In genere in questi casi si cerca di lasciare almeno uno dei due genitori, possibilmente la madre, ai domiciliari, anche in presenza di reati certi e magari molto più gravi di quelli che forse saranno poi contestati alla coppia diabolica.

La politica – come si dice con termine generico e moderno – non è affatto interessata a questi dettagli. La sentenza l’ha già emessa con decisione unanime e non ritiene di doverla correggere. Sono una coppia diabolica e basta, anzi un terzetto diabolico, e anzi, a quanto pare, un’associazione a delinquere di almeno 60 persone diabolica. Perché 60? Perchè si dice così, circola questo numero e i giornali lo pubblicano. 60 deputati corrotti per parlare bene del Qatar. Il peggior scandalo politico – dicono – di tutti tempi. Altro che i miliardi dati alla Libia per imprigionare, torturare e talvolta uccidere i migranti che cercano di raggiungere l’Europa. O gli ulteriori miliardi concessi – allo stesso scopo – al governo di Erdogan. Quella è politica, è realpolitik, non è scandalo. Parlar bene di un regime totalitario è una cosa vergognosa, finanziarlo e spingerlo a uccidere è saggezza e prudenza. La sinistra italiana è allineatissima su questa posizione. del resto è proprio la sinistra che firmò ed esaltò l’accordo coi libici, no? Non c’è differenza apprezzabile tra le dichiarazioni dei dirigenti del Pd e i titoli scandalizzati dei giornali della destra.

Inutile dire che in questo clima nessuno ha voglia di sollevare qualche obiezione su come le indagini sono state svolte. Chi le ha condotte? I servizi segreti belgi. Già. Non ci credete? Sì, anche per me è una cosa stupefacente e confesso la mia ignoranza. Non sapevo che esistessero dei paesi europei dove i servizi segreti possono svolgere indagini e persino effettuare perquisizioni senza autorizzazione della magistratura. Gli 007 italiani ora dichiarano che c’erano anche loro. Speriamo che, come spesso gli succede, mentano. Sapevo che in passato queste cose le faceva l’Ovra, la polizia fascista, e il Kgb in Russia, e la Stasi nella Germania dell’Est. Immaginavo che fossero pratiche del passato. E non sapevo nemmeno che esistessero paesi dove si possono arrestare i deputati. Dicono gli esperti: la Kaili è stata arrestata sebbene godesse di immunità parlamentare perché è stata colta in flagrante. Che vuol dire in flagrante? In flagranza di reato. Ma come si può stabilire se c’è flagranza se ancora non si sa neppure quale sia il reato?

Sì, il clima è quello che noi italiani abbiamo vissuto ai tempi di Tangentopoli. Però le illegalità sono più gravi e l’accanimento furioso è maggiore. Anche i metodi sono cambiati. In peggio. Non credo francamente che Di Pietro e Colombo avrebbero negato i domiciliari a una mamma che ha una bambina di 22 mesi, la quale bambina, oltretutto, ha anche il papà in prigione. E mi pare di aver capito che il papà è stato indotto a parlare, e forse a confessare, con la minaccia di una lunga carcerazione e dunque dell’abbandono di Ariadni. Non ricordo nessuna indagine giudiziaria nella quale un neonato sia stato usato come arma di ricatto contro i genitori. Non so se i politici italiani, così indignati per Panzeri, siano altrettanto indignati per questo uso infame di un bambino. Non mi risulta che siano state presentate interrogazioni parlamentari. la cosa lascia tutti indifferenti. Per me è una mascalzonata senza precedenti.

Il Qatar-Gate comunque ha squadernato un problema che nessuno vuol vedere. Quello delle lobby. Delle lobby buone e delle lobby cattive. Di quelle regolate, come in America, e di quelle non regolate, come in molti paesi europei.Cosa sono le lobby? Una forma di organizzazione politica che ha sostituito i partiti, i sindacati, quelli che i politologi definiscono i corpi intermedi. Una volta la lotta politica, e la difesa degli interessi, era affidata ai partiti e ai sindacati. I quali rappresentavano interessi di classe, o di ceto, o di genere, o anche di gruppi sociali più o meno grandi. La sede nella quale gli interessi venivano esposti, analizzati, e poi posti sul tavolo della contesa, era quella della battaglia politica. Lì si misuravano i rapporti di forza, le capacità di influenza dei singoli partiti, e anche i rapporti tra interessi di gruppo e interesse generale, nazionale.

Poi, via via, soprattutto negli ultimi anni, i partiti si sono indeboliti sempre di più, anche per via delle varie iniziative populiste e reazionarie (guidate dai 5 Stelle ma con il consenso o la rassegnazione di tutti) che ne hanno limitato i diritti e i finanziamenti; e gli interessi hanno preso altre strade: le lobby. Le quali addirittura, come vediamo ora, sono riuscite a diventare protagoniste non solo della politica economica e della vita interna, ma anche della politica internazionale.

Qual è la differenza tra le lobby e i partiti? I partiti sono democratici e sono il nerbo della democrazia. Le lobby non hanno nulla di democratico. Sono solo strumenti dei gruppi, o degli stati, e in ogni caso dei più forti. La decadenza della nostra democrazia ha molto a che vedere con questo mutamento. I partiti erano un esercizio quotidiano di democrazia diretta e rappresentativa. Ma i partiti, e la nostra fragilissima intellettualità, oggi non sono in grado di accorgersene. Tantomeno è in grado la rete ormai rinsecchita dei giornali e dei mass media.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.