Si avvicina il giorno del voto
Schlein dice no al ticket con Bonaccini: “Non ha senso”
Meno tre giorni. Confronto agli sgoccioli verso le primarie e nel Pd si fanno le prove di appeasement. Stefano Bonaccini – che però invoca un “partito da combattimento” – invoca il disarmo e gioca la carta dell’ecumenismo, provando a ricucire un partito che soffre il vento delle divisioni. Lo fa con una serie di telefonate che provano a riavvicinare i rapporti diventati qua e là troppo conflittuali.
Chiama Paola De Micheli e poi la elogia pubblicamente, dedicandole un tweet con cui la ringrazia per l’impegno alle primarie, per il sostegno che riversa – a titolo personale – alla sua candidatura e per lo spirito con cui l’ex ministra dei Trasporti ha saputo incarnare la figura della “sindacalista dei militanti”. Poi il più votato dai circoli Dem anticipa in una intervista al Gr1, Radio Rai, che se vince chiederà a Elly Schlein “di dargli una mano”. Proposta che viene rispedita al mittente dall’interessata, poco incline ai ruoli ancillari. “Un ticket con Bonaccini? Non ha senso, è finito il tempo del partito patriarcale che vede le donne bene nei ruoli di vice e credo il partito necessiti di una guida femminista che apra il varco a donne e giovani. Io non ho offerto posti e non mi sono stati offerti”.
Difficile, a gara aperta, rispondere diversamente. Gli osservatori sono però convinti che le correnti – dietro a Schlein scalpitano gli AreaDem dimezzati di Dario Franceschini, gli zingarettiani e la sinistra di Andrea Orlando – alla fine verranno a più miti consigli. È guardando a loro che il governatore dell’Emilia Romagna affonda il colpo: “È evidente che i gruppi dirigenti che hanno guidato il partito in questi anni e che stanno praticamente tutti con Elly Schlein, è giusto che per una volta siedano in panchina. Non dobbiamo allontanare nessuno né mettere nessuno all’indice – ha poi aggiunto – però abbiamo bisogno di cambiare gruppi dirigenti che hanno sempre perso a livello nazionale negli ultimi anni, mentre noi vincevamo in tanti territori del Paese”.
Le malelingue – mai tanto affilate come in questi giorni di resa dei conti interna – vociferano di tensione soprattutto sulla Capitale, dove Roberto Gualtieri e Claudio Mancini stanno con Bonaccini, Nicola Zingaretti e Roberto Morassut con Elly Schlein. Guardando a nuove nomine per il Campidoglio, si lascia trapelare che dai vertici uscenti della Regione Lazio si starebbe esercitando qualche pressione di troppo per riproteggere qualche assessore rimasto a piedi dopo la recente sconfitta regionale. E nelle more delle tensioni, ogni congressino può diventare un caso.
Come è successo a Roma nel circolo aziendale Pd dell’Azienda municipalizzata dell’Ambiente, dove sono usciti zero voti per Bonaccini: caso più unico che raro, un incidente che non può essere casuale. Come quello provocato da una stilettata che Schlein lancia verso uno storico esponente dell’area cattolico democratica: “Ciascuno decide con chi accompagnarsi, io sono contenta di aver incrociato Bersani. Altri fanno iniziative con Fioroni”. Diversi esponenti cattolici del Pd hanno dettato alle agenzie la loro presa di distanze. E ai moderati del centrosinistra si è rivolta ieri anche l’ex ministra Elena Bonetti, di Italia Viva: “Il partito unico si farà, e non ci saremo solo noi due (Iv e Azione, ndr.), altrimenti lo avremmo già fatto. Ma c’è un pezzo del Pd che sta aspettando”.
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