Gianni Cuperlo e Paola De Micheli hanno riunito i loro sostenitori, lasciando libertà di scelta alle primarie ma esprimendo una preferenza personale verso Stefano Bonaccini. L’apparentamento formale non ha convinto i due concorrenti che si fermano al primo turno della consultazione tra gli iscritti. Una prima volta del congresso in due fasi, a doppio turno asimmetrico, che non convince più molti dei dirigenti del Nazareno.

Sugli statuti e i regolamenti che hanno accompagnato questa lunga fase congressuale, si apre un confronto guidato dall’ironia di Cuperlo: «Gli Statuti? Li scriviamo sulla base della sceneggiatura dei cartoni animati di Willy il Coyote… Architettiamo delle formidabili trappole, nelle quali tendenzialmente cadiamo noi per primi», stiletta il presidente della Fondazione del Pd. Che ieri aveva avanzato qualche perplessità sulla stessa istituzione insindacabile delle primarie: «Abbiamo fatto votare 151.000 iscritti. In qualunque organizzazione sarebbero bastati per indicare il segretario. Da noi no». E Bonaccini capisce che questo meccanismo perverso – l’esito del voto dei militanti può essere rovesciato da quello di partecipanti esterni – e questi mesi di dibattito logorante hanno un effetto deleterio sulla tenuta del partito.

«Se divento segretario, una cosa la garantisco– ha detto ieri Bonaccini- non ci metteremo mai più sei mesi per eleggere un segretario. A volte sembriamo marziani: servono settimane perché se vogliamo fare una sfida partecipata è chiaro che non bastano pochi giorni. Però, quando i mesi diventano così tanti, una persona normale pensa che siamo un po’ strani. O hai tempi di decisione e di discussione più vicini a quelli di vita normale delle persone oppure rischi di essere guardato con distacco anche da chi ti vuole bene». A voler bene a Bonaccini sono alcuni dei grandi elettori di Cuperlo – Luigi Zanda, ad esempio – e su Roma l’ex candidato presidente della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che rompe con il silenzio diplomatico elettorale per schierarsi.

«Il Pd ha bisogno di una leadership che sappia parlare al Paese e non alla esaltazione di una cultura minoritaria della ‘sinistra della Ztl’ . Ecco perché occorre votare Stefano Bonaccini», dichiara al Riformista. «Stefano Bonaccini é il candidato che meglio incarna il segretario di cui ha bisogno il Partito democratico», rincara Piero Fassino. L’ultimo segretario dei Ds per appoggiare il governatore emiliano ha rotto il suo storico asse con Dario Franceschini. Elly Schlein prova a tenere a freno i suoi, che però vedono la rimonta nel mirino. Al Nazareno, come nei gruppi Dem di Camera e Senato, è rimbalzata di chat in chat l’intervista di Nicola Zingaretti al Riformista: «Chi è responsabile delle ultime sconfitte elettorali sta oggi con Bonaccini». Andrea Orlando, tra i grandi elettori di Schlein, si mostra ottimista: «Mi sento di dire che l’esito delle primarie non è così scontato, specie dopo il risultato dei circoli».

Da dove arrivano notizie controverse e ancora non sono stati sciolti tutti i nodi che la commissione nazionale di garanzia è chiamata a risolvere. Da Gragnano, provincia di Napoli, dove ha vinto Elly Schlein, arriva la cronaca assai singolare di un congresso di circolo durante il quale un deputato, Marco Sarracino, è stato chiuso a chiave in una stanza. Staccata per un momento la corrente, la luce è tornata quando nell’urna sono apparsi 42 voti per Schlein. E trenta nuovi iscritti comparsi di punto in bianco in quota alla Sinistra Giovanile, mentre l’ultimo dei giovani aveva chiuso il circolo nel 2016. Ora gli occhi sono puntati all’organizzazione dei gazebo di domenica, dove 15mila volontari saranno impegnati in oltre un migliaio di piazze. Stefano Bonaccini seguirà lo spoglio delle prima-rie da Bologna. Elly Schlein potrebbe invece allestire un comitato elettorale a Roma, secondo quanto si spiega da fonti della sua mozione.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.