Due idee di partito con importanti differenze. È il quadro emerso dal dibattito svolto lunedì sera su Sky Tg24 tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini, i due sfidanti che domenica 26 febbraio si contenderanno la segreteria del Partito Democratico nelle primarie aperte a tutti, iscritti e non.

Nel voto dei circoli, come comunicato lunedì dal Nazareno, il presidente dell’Emilia Romagna ha ottenuto 18 punti in più della sua ex vice ed ora deputata: Bonaccini ha ottenuto il 52,9 contro il 34,9 per cento della Schlein.

Un confronto, quello andato in onda ieri sera, dura circa un’ora, con entrambi i candidati alla guida del PD che hanno avuto un minuto per rispondere alla stessa domanda. Un confronto dai toni pacati, come d’altronde è stata l’intera campagna elettorale fino ad oggi tra i due favoriti (in corsa c’erano anche Gianni Cuperlo e Paola De Micheli).

L’Ucraina

Eppure, nonostante “l’armonia”, nel dibattito ospitato da Sky sono emerse chiaramente alcune differenze di vedute. A partire dalla guerra in Ucraina e l’invio di armi a Kiev: su questo la posizione di Elly Schlein è stata più ‘sfumata’. La deputata ha sottolineato che è “giusto sostenere in ogni forma di assistenza necessaria il popolo ucraino a difendersi da un’aggressione criminale”, salvo poi aggiungere che non si può “aspettare che cada l’ultimo fucile per mobilitarci” e che bisogna “chiedere uno sforzo diplomatico e politico all’Unione Europea per creare le condizioni di un cessate il fuoco”.

Su questo punto Bonaccini è stato invece più netto, spiegando che a suo dire “se si ferma la Russia, finisce la guerra. Se si ferma la resistenza ucraina, finisce l’Ucraina”.

La valutazione del governo Meloni

Scintille sulla valutazione dell’operato dell’esecutivo Meloni. Alla premier e al suo governo il presidente dell’Emilia Romagna ha assegnato un quattro come voto all’esecutivo, aggiungendo: “Non mi permetto di giudicare Meloni, lo hanno già fatto italiani. Se lo dicessi dopo che ci ha battuti alle Politiche e alle Regionali, sfiorerei il ridicolo. Va battuta nelle urne”.

Di diverso avviso invece Schlein: “Non sono d’accordo con Stefano, bisogna essere estremamente netti con un governo che ha iniziato subito a colpire le persone più deboli, colpendo la carne viva delle persone con la cancellazione del reddito o le scelte sulle pensioni. Non c’è da misurare le critiche”.

Il lavoro e i diritti

Quindi il tema del lavoro, che vede i due sfidanti su posizioni più vicine. Entrambi si sono schierati a favore del reddito di cittadinanza, pur ammettendo che vada migliorato come strumento per trovare lavoro alle persone che lo ricevono.

Schlein ha quindi citato più volte come priorità quella di fissare un salario minimo, mentre Bonaccini ha parlato di “rendere il lavoro precario più costoso di quello stabile”, puntando molto sul taglio del costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale.

Sul lavoro e i diritti arrivano anche alcune scintille, con Bonaccini che sottolinea che il partito deve “difendere quelli sociali, non solo quelli civili”, e con la sua sfidante che replica come “diritti sociali e civili sono inscindibili: chi è discriminato lo è sul lavoro, a scuola, nella società”.

Il 41 bis

Nel confronto c’è stato spazio anche per discutere del caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da ottobre per protestare contro il regime carcerario del 41 bis, il carcere duro. Entrambi hanno detto “no” ad una eventuale visita in carcere del detenuto nelle vesti di segretari del Nazareno, ma sul carcere duro hanno mostrato posizioni differenti.

Per Bonaccini “va bene così e guai se venisse tolto”, mentre Schlein si è mostrata più aperta a modifiche, pur ribandendone l’importanza. La deputata ed ex vice di Bonaccini ha spiegato infatti che “nel caso concreto” di Cospito andrebbe stabilito se ci sia davvero “pericolosità nella relazione con l’esterno e se quella relazione con l’esterno possa dare ordini precisi”.

Il partito

Entrami hanno invece assicurato che, dopo il voto nei gazebo di domenica 26 febbraio, si tornerà uniti a lavorare insieme per il nuovo Partito Democratico. Bonaccini ha puntato molto sulla questione della “unità” del partito e sulla necessità di cambiarne la classe dirigente, ricordando come “i gruppi dirigenti che si sono alternati a livello nazionale hanno perso, dobbiamo ripartire dai territori”.

Schlein invece ha puntato su “mettere al centro un progetto collettivo”, con una “forte mobilitazione su temi come il salario minimo o il congedo parentale. Se vincerò il mio primo impegno sarà incalzare le altre opposizioni”. Schlein che proprio su questo punto sferra l’affondo ‘migliore’ contro il rivale, ricordando come “essere buoni amministratori non è una linea politica”, spiega la deputata prendendo di mira l’intera campagna elettorale di Bonaccini, che da settimane punta tutto su questa ‘cifra politica’.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia