Il Covid galoppa, le Asl non stanno dietro al tracciamento di tutti i casi e negli ospedali i ricoveri aumentano. In questa situazione le Regioni chiedono di cambiare le modalità di misurazione dei nuovi positivi e cambiare il bollettino che quotidianamente aggiorna i numeri del contagio in Italia. Perché il numero esponenziale di tamponi, decuplicati in un anno, forse restituisce una fotografia distorta del contagio. E perché Omicron infetta di più ma fa meno danni. I presidenti di Regione sono in pressing. Il Cts ne discuterà domani. La richiesta è semplice: “Non contare più i positivi asintomatici,, semplifichiamogli la vita”.

Il passaggio in arancione per molte Regioni non è più un’eventualità ma un orizzonte. Ma la pandemia ha un volto diverso rispetto a quando i criteri sono stati fissati. Per questo i presidenti di Regione chiedono di snellire le norme per gli asintomatici: «Stop al tamponificio, si facciano i test solo a chi sta male», dice Giovanni Toti, presidente della Liguria. Dal Lazio la proposta è che l’isolamento scenda a 5 giorni.

Pioniera “per dare una rappresentazione più realistica della pressione sugli ospedali”, già da domani, sarà la Lombardia che distinguerà tra le diverse tipologie di ricoverati. Ma ci sono anche sollecitazioni a modificare direttamente le restrizioni, oltre che i parametri su cui si fondano. Per la Liguria, che i numeri da zona arancione li ha raggiunti, l’assessore ai Trasporti, Gianni Berrino, ha chiesto che la capienza dei bus resti all’80 per cento (e non scenda al 50): con le scuole aperte, non sarebbe sostenibile. Anche su questo aspetto, il Cts si pronuncerà nella riunione di domani. Per garantire l’efficienza del trasporto pubblico anche dovendo mantenere il distanziamento, poi, le Regioni chiedono di sbloccare al più presto i fondi stanziati nel 2021 per potenziare il servizio.

Il nodo dei trasporti pubblici urbani è strettamente legato a quello della scuola: i maggiori utenti di autobus e metro sono gli studenti, gli orari di punta coincidono con quelli della campanella di entrata e uscita. Oggi con il rientro in classe dei ragazzi siciliani, le lezioni in presenza sono di nuovo regola ovunque. Ma tra i mugugni di sindaci e sindacati, preoccupati dai focolai. E lo sciopero annunciato dagli studenti per domani.

Inoltre torna sul tavolo, ammesso che se ne sia mai andata, la questione Dad che ha già contrapposto governo e Regioni. Una richiesta di rivedere “criteri e competenze sulla sospensione delle attività didattiche in presenza e ricorso alla Dad” che da agosto è affidato in via esclusiva al governo, salvo che in zona rossa, starebbe circolando tra i governatori. Il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Emiliano, però, frena: “Solo una discussione generale”.

Alle porte di quella che secondo alcuni esperti è una nuova fase epidemica ieri, in Italia, sono state sfiorate le 700 mila somministrazioni, record assoluto. Tante terze dosi, ma anche le prime (per alcuni over 50, ora obbligati) sono in aumento. La sintesi è del ministro per la Salute, Roberto Speranza: “Entriamo in una fase epidemica nuova, con una crescita di casi ma un rapporto tra positivi e ricoverati radicalmente cambiato grazie all’altissimo tasso di vaccinazione: i due terzi delle terapie intensive e il 50% dei reparti ospedalieri sono occupati da no vax”.

Riccardo Annibali

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