Non erano conformi alle normative vigenti, erano potenzialmente pericolose per la salute e avevano una capacità filtrante 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato. Per questo motivo oltre 60 milioni di mascherine facciali di produzione cinese che giacevano in diversi depositi su tutto il territorio nazionale, sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza della compagnia di Gorizia. I prodotti erano pronti per essere messi sul mercato.

L’operazione nasce da una precedente inchiesta della Procura di Gorizia sui dispositivi di protezione individuale assegnati alle Aziende sanitarie del Friuli. Si tratta del residuo di forniture, per circa 250 milioni di pezzi, ereditato dalla precedente gestione della struttura nazionale per l’emergenza.

Le analisi di laboratorio, eseguite dalle Fiamme Gialle, hanno evidenziato la scarsa efficacia dei dispositivi, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate. I finanzieri di Gorizia stanno acquisendo documentazione e dati da Invitalia per ricostruire le responsabilità nella catena di approvvigionamento e verificare quante mascherine dello stesso stock siano tuttora in uso in Italia.

“Al momento non ci sono indagati perché stiamo ricostruendo le modalità e i soggetti che hanno partecipato all’acquisizione e alla commercializzazione dei dispositivi di protezione individuale”, ha dichiarato il procuratore Gorizia, Massimo Lia. “L’inchiesta era nata a febbraio – ha aggiunto – con il sequestro di 1,5 milioni di pezzi nelle Aziende sanitarie della regione. Grazie ai campionamenti effettuati, che hanno evidenziato una notevole difformità sulla capacità di filtraggio rispetto a quanto dichiarato e a quanto prevede la norma sulle Mascherine Ffp2, si è deciso di allargare il sequestro a tutta Italia”.

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