I nuovi equilibri
Stati Uniti, sfida a Erdogan e all’Iran: truppe in Siria con la prima base militare a Kobanê e sostegno ai curdi
Nuovi attacchi con droni, la permanenza Usa nel nord del paese sarà difficile. Khamenei avverte: «Le basi americane saranno schiacciate dai giovani siriani»
La nuova Siria del post Bashar al-Assad è sempre più un campo di confronto per gli attori regionali e mondiali. Una volta cacciati gli Hezbollah libanesi e i pasdaran iraniani, e in seguito all’avvio della ritirata delle forze russe, gli Stati Uniti hanno deciso di sfidare la Turchia intervenendo con forza a sostegno dei curdi del nord.
Le forze statunitensi sono in procinto di aprire la loro prima base in Siria a Kobanê, nel nord. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le truppe Usa hanno portato un nuovo convoglio nelle aree controllate dalle Forze democratiche siriane nella Siria settentrionale e orientale, che comprende circa 50 camion carichi di blocchi di cemento. Il convoglio è stato visto sulla strada di Al-Hasakah-Raqqa, diretto verso la zona di Ain al-Arab (Kobanê), nella campagna orientale di Aleppo, accompagnato da un veicolo militare appartenente alle Sdf.
Secondo le fonti, il convoglio rientra nel quadro del rafforzamento delle basi americane e della creazione di una nuova base militare nella regione. E ciò avviene alla luce dell’escalation delle tensioni militari e di sicurezza. L’accelerazione delle forze di Washington è dovuta al fatto che sono circa 300 i membri delle fazioni curde nel nord della Siria uccisi dall’inizio degli scontri con le forze filo-turche. In precedenza le Forze democratiche siriane avevano affermato che la Turchia e i suoi alleati in Siria stavano inviando intensi rinforzi a sud della città di confine di Ain al-Arab. Il portavoce delle Sdf ha affermato che le forze sono in contatto con la coalizione guidata dagli Stati Uniti per fermare un possibile attacco turco.
Tutto questo avviene mentre il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha assicurato che Ankara farà “tutto il necessario” per garantire la propria sicurezza se la nuova amministrazione siriana non sarà in grado di affrontare le sue preoccupazioni sui gruppi curdi che la Turchia considera “terroristi”. Le forze provenienti dalle aree a maggioranza curda hanno approfittato del vuoto per stabilire “l’autonomia” nel nord. Hanno inoltre rafforzato la loro presenza durante i recenti ritiri dell’esercito prima dell’8 dicembre scorso e della caduta del regime dell’ex presidente al-Assad.
La ripresa dei violenti scontri avviene poco dopo gli incontri e le consultazioni tra le Sdf e la “nuova amministrazione politica” di Damasco, guidata da Ahmed al-Sharaa (ex leader di Hay’at Tahrir al-Sham), al fine di raggiungere intese tra le due parti e una soluzione alla crisi e al dilemma di quelle forze. Non è un caso che il leader iraniano Ali Khamenei abbia criticato quello che ha descritto come un attacco al territorio siriano e abbia criticato la presenza di basi Usa in Siria. Parlando nell’anniversario dell’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, il leader di Teheran ha affermato: “La Siria è per i siriani, e chiunque attacchi il territorio siriano sarà senza dubbio costretto a ritirarsi di fronte alla resistenza della gioventù siriana”. “Le basi americane in Siria saranno senza dubbio schiacciate sotto i piedi dei giovani siriani”, ha aggiunto.
La permanenza americana nel nord del paese non sarà facile. Già da qualche giorno sono ripresi gli attacchi con droni delle forze sciite. Le difese aeree della base americana a Kharab al-Jir – nella campagna di Rmelan, nella provincia siriana di Hasakah – hanno intercettato un drone che stava per attaccare ed è stato abbattuto in aria prima che raggiungesse la zona. Sul fronte diplomatico, invece, a Damasco si lavora per consentire alla nuova amministrazione di accreditarsi verso le cancellerie arabe e occidentali. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, visiterà presto la Capitale siriana; invece una delegazione siriana guidata dal ministro degli Affari esteri, Asaad Al-Shaiban, è arrivata in Arabia Saudita dopo che da Riad è partito un ponte aereo umanitario verso Damasco.
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