La Corte di Cassazione è stata molto chiara, anzi, aspra, con la Procura generale di Palermo che aveva presentato un ricorso contro Mannino senza capo né coda. Ha chiesto: ma se non avete in mano niente, perché avete fatto ricorso? Mannino è stato perseguitato dai Pm siciliani per circa 25 anni. Accusato di aver trescato con la mafia. Indizi zero, prove sottozero, fatti nessuno. Ora finalmente è fuori. Altri sono ancora dentro, perché c’è un gruppetto di Pm ossessionato dal sospetto che ci fu una trattativa fra stato e mafia, e che non molla.

Sebbene ormai siano una decina le Corti che, in svariati processi, hanno detto che questa trattativa non ci fu, che Mannino è innocente, che è innocente il generale Mori, che è innocente Nicola Mancino, che è innocente il professor Conso che la congettura di Ingroia e Di Matteo è nient’altro che pura e inconsistente congettura. Nulla da fare, loro insistono. E fanno strame della verità storica, dei fatti, e soprattutto delle persone. Purtroppo non c’è nessuno in grado di fermarli. L’indipendenza della magistratura è diventata un “Moloch” che non ha più niente a che fare con i valori legati all’idea dell’indipendenza di giudizio: si è trasformata in un privilegio degenerato, che produce una somma inaudita di potere incontrollato e del tutto incontrollabile.

Pura sopraffazione. Che corrompe lo stato di diritto. Un gruppo di Pm può tenere in pugno la vita delle persone – e anche dello Stato – per anni e anni, senza che nessuno possa muovere un dito per ristabilire la giustizia. E se poi viene sconfitto, comunque non avrà una frenata di carriera, ma probabilmente nuove promozioni. Oggi festeggiamo l’assoluzione di un servitore dello Stato e di un politico che ha sempre combattuto la mafia, come Calogero Mannino. Però ci chiediamo: usque tandem? Fino a quando la magistratura terrà in ostaggio e torturerà la giustizia?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.