Il Pnrr può saltare. Almeno in parte. A nulla è valso, a oggi, il richiamo del presidente della Repubblica ad “agire con sollecitudine”, come aveva raccomandato Sergio Mattarella venerdì scorso. I ritardi ci sono. Le irritazioni dell’Europa anche. I progetti per Firenze e Venezia sono in bilico, e forse anche altri. Dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto arrivano tiepide rassicurazioni che qualcuno interpreta come un bluff: l’Anci, su tutti, è sul piede di guerra. La riqualificazione del quartiere di Campo Marte a Firenze e il “Bosco dello Sport” di Venezia sembrano le due prime vittime di una serie di ritardi dell’esecutivo.

«È una vicenda clamorosa, abbiamo seguito come Anci entrambe i progetti, che rientrano nella misura di piani urbani integrati per le 14 grandi città italiane», denuncia la segretaria generale dei Comuni, Veronica Nicotra. Il sospetto è che siano a rischio molti dei progetti, delle opere piccole e grandi, delle infrastrutture annunciate. Il Pd è allarmato e chiede a Fitto di riferire in Aula. La neocapogruppo dem alla Camera, Chiara Braga, lo interpella con urgenza: «Il governo informi il Parlamento e faccia chiarezza su cosa sta facendo e cosa intende fare», dice nella sua prima giornata alla guida del gruppo a Montecitorio. «Chiedo alla conferenza dei capigruppo una informativa urgente del ministro Fitto sui presunti ritardi del Pnrr e su quali siano state le modifiche apportate».

Se la maggioranza nicchia, appare chiaro che alcuni progetti sono prossimi a saltare. Enrico Morando, che per il Pd è stato vice ministro dell’Economia dal 2014 al 2018, vede nero: «Il governo ha difficoltà a portare a compimento una delle due componenti fondamentali del Pnrr, ovvero le riforme. Serve una legge sulla Concorrenza, annuale. E non riescono a farla. Il tempo passa e l’attuazione delle riforme approvate da Draghi, che aveva dato delega al governo, non arriva. Faccio l’esempio dei balneari, su cui è stata inserita nel Milleproroghe una bella proroga. E cose analoghe valgono per la sanità. Il rafforzamento dell’assistenza territoriale, su cui vanno prese decisioni sul ruolo dei medici di famiglia, non si vede ancora».

Cosa significa? «Che il Pnrr è un insieme di riforme e investimenti. Se si mettono in agenda gli investimenti senza le riforme si fanno dei disastri», aggiunge Morando. A causa dei ministri? «No, a causa di Giorgia Meloni che da capo dell’opposizione ha detto tanti no, tra cui quello al Mes – che salvaguarda ad esempio le banche dal rischio crac – e che oggi si trova al governo a dover fare i conti con i suoi stessi veti». «Ci sono preoccupanti ritardi da parte del governo», gli fa eco il responsabile economia del Pd, Antonio Misiani, volato ieri a Bruxelles. «C’è una prima rata di 19 miliardi bloccata perché la Commissione sta verificando l’effettivo adempimento degli obiettivi concordati per il primo semestre, e c’è allarme per l’attuazione, per la messa a terra dei progetti».

Il fronte fiorentino è surriscaldato. Federico Gianassi, deputato Pd: «Bloccare i finanziamenti già assicurati significherebbe bloccare lo sviluppo del quartiere in cui sorge l’impianto realizzato da Pierluigi Nervi dal punto di vista ambientale, economico e crescita occupazionale». Matteo Renzi vuole capire se una modifica del progetto può fugare i dubbi di Bruxelles: «I soldi del Pnrr devono andare su case popolari, scuole e Parco delle Cascine. Non sullo stadio. Stiamo rischiando di buttare via 80 milioni».

Per attuare i progetti, d’altronde, mancano ancora molti dei professionisti necessari a seguire le opere e il Formez, che avrebbe dovuto selezionarli per tempo, pare sul punto di essere commissariato. Sarebbe sul punto di saltare la poltrona dell’ex ministro 5 Stelle Alberto Bonisoli, indicato dalla maggioranza come responsabile del mancato reclutamento.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.