Era il 27 aprile del 1966 e fu quello il giorno in cui cominciò il Sessantotto. Fu con i primi scontri fisici e il primo morto: Paolo Rossi era uno studente che perse la vita durante un assalto dei neofascisti di “Caravella” alla Facoltà di Lettere e Filosofia dove si tenevano le elezioni universitarie. Io ero lì nella calca e avevo in collo mia figlia di appena tre anni, l’avevo portata con me perché era una bella giornata di primavera e questi fascisti erano un genere umano oggi scomparso, magari sostituiti da altri generi di squadristi, ma allora il nostro mondo era fatto così: quelli di sinistra si vantavano di non saper e voler picchiare, o anche andare in palestra e avere una cura atletica del proprio corpo. Tutti dibattiti e ideologia, parole, milioni di parole.

I fascisti invece si agganciavano alla memoria storica del fascismo perché era viva la generazione che era stata davvero fascista e dunque erano proprio “nostalgici” come venivano chiamati: nostalgici. Noi eravamo distribuiti su tutte le gradazioni del rosso. Non c’era ancora alcuna idea di femminismo e a sinistra il maschio alfa era quello con più libri. A destra quello con l’atteggiamento più sfrontato, i muscoli e la voglia di menare. Quando c’erano le elezioni universitarie che eleggevano un parlamentino che aveva sede nella Casermetta dell’Orur (tutti i leader erano partiti da lì) finiva a botte. Quel giorno, per la prima volta ci scappò il morto che fu questo povero ragazzo che cercava di calmare gli animi, era socialista, prese dei pugni, ebbe un malore e forse cadde dal muretto o forse fu spinto, fatto sta che lo portarono via con l’ambulanza e dopo una lunga agonia morì.

Le facoltà furono occupate, la rivolta investì il magnifico rettore Papi che era il bersaglio del nascente movimento studentesco, la Celere – i reparti antisommossa della polizia di quel tempo – entravano con le camionette o le jeep nella Città universitaria della Sapienza, fu dichiarata l’assemblea permanente. Io ero un cronista dell’Avanti, il quotidiano socialista che aveva sede a vicolo della Guardiola a venti passi da Montecitorio e stampavamo con la rotativa che i tedeschi avevano cercato di portare in Germania e che era la stessa di prima del fascismo, sferragliante come un treno, ogni notte, le nostri notte sporche di inchiostro e di bozze e di urla. Così cominciò la lunga stagione delle battaglie nelle università cui si sarebbe aggiunta subito la Statale di Milano e poi le altre.

A Milano gli studenti del liceo Parini misero in crisi l’Italia perbene pubblicando un giornalino, La Zanzara con una inchiesta sulla sessualità delle ragazze. Domande e risposte, Uno scandalo enorme: la Chiesa, i partiti, le istituzioni, la magistratura, la buona borghesia, la cattiva borghesia, non potreste oggi nemmeno immaginare. Ci fu un processo contro gli studenti e le mamme erano tutte agitate per la verginità delle loro figlie, insidiate da questi atei che giravano adesso impunemente, senza una morale, senza rispetto per i sacri tabù della sessualità. Ancora non si usavano gli assorbenti, o molto poco, e le madri avevano un controllo diretto su ogni ritardo e il terrore correva sui flirt, gli amori appassionati. E comunque quella fu una scintilla che diventò un incendio perché apparve fin troppo chiaro alla buona società che in quelle facoltà occupate dove gli studenti dormivano – dicevano di dormire! – non potete immaginare che cosa succedesse. Anzi, lo potete immaginare benissimo.

La nuova Chiesa di papa Montini, Paolo Sesto, a febbraio aveva abolito l’istituzione dell’inquisizione detto “Indice”, ovvero l’elenco sempre occhiutamente aggiornato dei libri proibiti ai cattolici. Peccato mortale in libreria. I giornali e i settimanali dovevano stare attenti con le foto delle attrici perché se si vedevano, o si fosse solo intuito un capezzolo, bàng: sequestro, rogo, ordine di cattura e galera. Amintore Fanfani, molto basso di statura ma molto autoritario per natura, aveva fatto imporre alla Rai l’uso di body di lana che le ballerine portavano sulle gambe e i glutei. I comunisti non erano meno sessuofobici dei cattolici e però cominciava a fermentare un’area di libertari rompicoglioni e provocatori fra i quali si sosteneva il diritto agli anticoncezionali, nascevano i centri Aied consultori per le donne che inserivano la spirale e spiegavano senza vergogna alle ragazze come far usare il preservativo ai loro fidanzati.

Le occupazioni universitarie furono un terreno di coltura fiorente per la prima ondata di liberazione sessuale che sarebbe arrivata di lì a due anni con il famoso Sessantotto. In fondo, dall’impresa di Fiume di D’Annunzio al 1968 erano passati sessant’anni, quanti ne sono passati (più tre) dal ’68 ad oggi, come ricordò Giordano Bruno Guerri che è il miglior studioso delle cose fiumane e dannunziane. L’intervallo di tempo fra il 1918 e il 1968 scandì due rivoluzioni sessuali: finché il “Soviet” di Fiume non fu sloggiato dalla Regia marina a suon di cannonate, tutte le ragazze fuggirono dai collegi per correre all’avventura nella città libera e libertaria, un po’ prefascista e un po’ bolscevica, e così fecero tutti gli omosessuali e i transgender di ogni sfumatura.

Nel 1966 era ancora presto, ma già tirava l’aria. L’Arno andò fuori dagli argini il quattro novembre e fu l’alluvione di Firenze. Un disastro che non ha mai avuto l’uguale. Migliaia di opere d’arte devastate, manoscritti impappati, fango ovunque e morti come per la guerra. La gente che si trovava in strada affogò e alcuni si aggrappavano ai mobili che galleggiavano. Secondo Vanna Vannuccini, grande giornalista ed amica, chi stava alla finestra somministrava consigli a chi lottava nei gorghi: “La batta i piedi!”, incitavano gli spettatori all’asciutto. Il disastro fu mondiale, corsero e migliaia a Firenze per salvare la città e anche in quella occasione si formò un movimento spontaneo di volontari detti “gli angeli del fango” e si capì che non esisteva nulla di ciò che noi oggi chiamiamo protezione civile e consideriamo un pubblico servizio. Non esisteva nulla, fango, pompieri e volontari e nottate di discussioni e anche d’amore nel fango. Il governo erogava mezzo milione di lire ai commercianti, ma il Crocefisso di Cimabue era perduto, salvo frammenti. Fu allora uno dei primi grandi eventi unificanti nella disgrazia, del nostro Paese, come lo saranno alcuni terremoti negli anni a venire.

Fuori dall’Italia. Le guerre andavano bene: quella fredda era sempre minacciosa ma tranquilla e quella rovente del Vietnam era in preda all’escalation decisa dal presidente Lyndon Johnson inghiottito da un gorgo di rabbia che oggi gli storici spiegano col fatto che gli americani non avevano la più pallida idea di che genere di guerra stessero combattendo e perdendo, mentre arrivavano continue notizie di esecuzioni di massa che provocavano in America impennate di ribellione nelle coscienze. John Lennon intanto dal Regno Unito sosteneva pubblicamente che i Beatles erano «più popolari di Gesù Cristo» e in Unione Sovietica Leonid Breznev diventò segretario generale del Partito comunista sovietico e avrebbe dominato la scena mondiale per molti anni con la sua corporatura sgraziata, le sopracciglia cespugliose e la più scrupolosa assenza di senso dell’humor, uno stile massiccio e sgraziato che sarebbe passato alla storia come “breznevismo”: immobilismo senza speranza e senza afflato di alcun genere alla guida di uno stato di polizia, e di superpotenza.

Il generale De Gaulle, presidente francese molto ostile ad americani e inglesi, decise di proporre ai russi un sogno europeo comune “dall’Atlantico agli Urali” e fece uscire la Francia dalla Nato, dopo aver avviato una discreta produzione di bombe atomiche e nucleari che emettevano i loro funghi ovunque, a quei tempi. I test nucleari erano all’ordine del giorno ed eravamo abituati anche a questo. Ancora nessuno parlava di ecologia e di ambiente, inquinamento e plastica, tutti fumavano. Fumavamo come turchi e tutti buttavano bottigliette vuote in giro e sporcavano e le strade erano coperte di cicche e nei cinematografi non respiravi. Ma a suo modo era anche bello: faceva atmosfera quando andavi a vedere i film francesi in bianco e nero nel fumo azzurrino.

Negli Usa partì la saga di Star Trek ma a metà dicembre moriva il più grande creatore di fiabe dopo Esopo, La Fontaine e i Fratelli Grimm, e cioè il creatore di Mickey Mouse e Donald Duck, due versioni dell’americano medio, ma anche di tutti gli esseri umani nella loro piccolezza comica e perdente. Walt Disney aveva avviato un impero con la sua matita e io feci in tempo a vederlo dal vivo poco prima, quando a Torino lo incontrai nell’ascensore. Solo nell’ascensore. Rimasi paralizzato e lui sorrise con quei baffetti alla Clark Gable e poi non lo vidi più e morì.

Ma nella Cina di Mao avevano, intanto stampato l’infernale Libretto Rosso che diventò l’ossessione di tutti quelli di sinistra. Ne furono fatte varie versioni replicate, ma il vero “libretto rosso”, quello prezioso e autentico doveva avere il marchio del partito comunista cinese di Pechino su carta riso e una stampa nitida con tutte le massime rivoluzionarie simili a quelle di Chance il giardiniere del film Oltre il Giardino con Peter Sellers di cui abbiamo detto nella precedente puntata. Io ne ottenni una copia da amici calabresi di origine albanese perché l’Albania di Enver Hoxha aveva appena abbandonato il campo dell’Urss per passare dalla parte della Cina di Mao (fra le superpotenze comuniste tirava aria di guerra) e dunque gli arbëreshë (albanesi di Calabria e Sicilia) ebbero dal console di Tirana speciali tirature del sacro libretto, insieme forniture di autentici berretti maoisti, come quello che Andy Warhol dipinse mille volte con il faccione di Mao Zedong, alternandolo con quello sexy e sognante di Marilyn Monroe, oltre al barattolo della zuppa Campbell.

 

LA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI DEL 1966:

2 gennaio-  viene liberata Franca Viola, la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore

9 gennaio – a Madrid si disputa la prima edizione della Coppa Intercontinentale di pallacanestro conquistata dalla squadra italiana della Ignis Varese

13 gennaio – Robert Weaver diventa il primo ministro afroamericano nella storia degli Stati Uniti

4 febbraio – viene abolito l’“Indice dei libri proibiti”

14 febbraio – a Milano, sul giornalino studentesco “La Zanzara” del liceo Parini, viene pubblicata un’inchiesta sul ruolo e sulla sessualità della donna: scoppia uno scandalo di dimensioni nazionali

4 marzo – John Lennon rilascia la famosa dichiarazione all’Evening Standard: «Siamo più popolari di Gesù Cristo»

8 aprile – Leonìd Il’ìč Brèžnev diventa segretario dell’Unione Sovietica

13 aprile – l’elicottero che trasporta il presidente dell’Iraq Abd al-Salam Arif, cade provocando la sua morte e quella di dieci persone

21 aprile – primo impianto di cuore artificiale in un organismo umano

30 luglio – l’Inghilterra batte la Germania Ovest 4 a 2 vincendo la coppa del mondo

13 agosto – disastroso terremoto in Turchia. 2.394 morti e circa 10.000 feriti

21 agosto – ultima esibizione dei The Doors al leggendario Whisky a Go Go

29 agosto – ultima esibizione in pubblico dei Beatles al Candlestick Park

28 novembre – in Burundi un colpo di Stato militare abbatte la monarchia proclamando la repubblica

6 dicembre – massacro di Bình Hòa nella Guerra del Vietnam

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.