L’attività sismica dei Campi Flegrei preoccupa molti i cittadini napoletani che vivono nella zona compresa tra l’area occidentale di Napoli (i quartieri Fuorigrotta, Soccavo, Pianura e Bagnoli) e i comuni confinanti (Pozzuoli, Quarto, in primis). Numerose scosse registrate negli ultimi mesi, tutte avvenute a una profondità di pochi chilometri e quindi avvertite nitidamente dalla popolazione, fino a quella di giovedì 7 settembre, la più forte degli ultimi decenni, registrata a 2,5 chilometri di profondità e con una magnitudo di 3.8. Un boato durato diversi secondo con tantissime persone scese in strada per lo spavento.

A provare a rassicurare i cittadini ci pensano i vertici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia secondo cui “attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa, proprio perché non vi sono evidenze di risalita di magma verso la superficie”. “Tuttavia – sottolineano – il vulcano ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare“. A spiegarlo , sul proprio sito ufficiale, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV Mauro Di Vito, la direttrice del Dipartimento Vulcani dell’INGV Francesca Bianco e il presidente dell’INGV Carlo Doglioni.

L’INGV-Osservatorio Vesuviano assicura il massimo impegno nella raccolta, studio e interpretazione dei dati e “ogni variazione viene e sarà sempre discussa e comunicata tempestivamente agli organi di Protezione Civile nei suoi vari livelli”. Il volume crostale sollevato al momento, spiega l’INGV, è pari a dimensioni molto inferiori al km3, “vincolando le dimensioni dei fluidi nell’area di alimentazione del sollevamento”. “I dati sismici, geochimici, le deformazioni del suolo, le variazioni termiche superficiali e in pozzo, le variazioni gravimetriche non forniscono, allo stato attuale, indicazioni che il magma stia risalendo verso la superficie”.

Dopo il terremoto che ha devastato il Marocco, provocando oltre 2mila vittime e oltre 2mila feriti, l’Ingv ha escluso legami con le attività sismiche registrate in Italia spiegando che il terremoto in Marocco è stato generato dallo stesso meccanismo che ha portato alla formazione della catena dell’Atlante, la grande catena montuosa che separa il deserto del Sahara dall’oceano Atlantico: “è una zona sismogenetica importante del continente africano e che in passato ha sperimentato eventi sismici di pari intensità”, osserva Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani.

“Ovviamente la sismicità della catena dell’Atlante ha origini legate al movimento dell’Africa”, precisa l’esperta. “I Campi Flegrei sono una caldera e dal 2005 sta sperimentando il fenomeno noto del bradisismo, con il suolo da allora si è sollevato di 113 centimetri a partire dal Rione Terra. E’ un fenomeno completamente locale, che non ha una risposta geodinamica, non risponde alle grandi spinte delle zolle”. Bianco ricorda che nell’area dei Campi Flegrei, completamente urbanizzata, nei secoli scorsi sono avvenute eruzioni importanti, come quella esplosiva e dalla portata devastante avvenuta 40.000 anni fa, o la più recente, del 1538 e la più piccola osservata ai Campi Flegrei. In tutti i casi, si tratta di fenomeni legati a meccanismi “estremamente locali”, a una caldera che “ha una sua dinamica interna”.

Da gennaio, nell’area dei Campi Flegrei, ci sono stare circa 1.500 scosse. Si parla di “crisi bradisismica intensa” e in caso di una grande eruzione la Protezione Civile ha un pronto un piano di evacuazione che riguarda un milione e 300mila abitanti.
Nella zona più esposta al rischio vivono circa 500mila persone. Un’area che comprende Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida e Quarto, parte di Giugliano e Marano ed alcune aree di Napoli: Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo e parte di Vomero, Chiaiano, Arenella e San Ferdinando.

Altri 800mila vivono nella cosiddetta area gialla, in caso di eruzione esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche. Del piano si legge sul sito del dipartimento della Protezione Civile. Il tempo complessivo per l’allontanamento dalla zona è stimato in 72 ore: le prime 12 per permettere alle persone di prepararsi e di disporre le misure neccarie per il traffico, le seguenti 48 per la partenza da tutti i Comuni dell’area rossa. Secondo la Protezione l’evacuzione sarà disciplinata da un cronoprogramma definito nei Piani Comunali.
“L’allontanamento della popolazione dalla zona rossa inizia con la dichiarazione della fase di allarme”, si legge sul sito. Chi userà mezzi propri potrà farlo solo nei percorsi previsti dal Piano di allontanamento; chi partità in nave, treno o pullmann dovrà raggiungere le aree di attesa stabilite in ogni Comune da dove partiranno i bus della Regione Campania che porteranno le persone nelle aree d’incontro fuori dalla zona rossa dalle quali si partirà verso altre località in Italia. Le aree di incontro per chi sceglierà il trasporto assistito sono 6: Napoli stazione centrale; Napoli porto, Stazione Marittima; Afragola, stazione ferroviaria via Areana; Giugliano, istituto don Diana, via Ripuaria; Aversa, stazione ferroviaria piazza Mazzini; Villa Literno, stazione ferroviaria piazza De Gasperi.

La fase di sollevamento è iniziata nel 2005 e ha determinato in alcuni punti un innalzamento del suolo di 13 centimetri. “Sull’area dei Campi Flegrei c’è un’attenzione continua”, ha dichiarato il vulcanologo di INGV Giovanni Macedonio all’Ansa. “C’è infatti un’allerta gialla: vuol dire che c’è un’attenzione scientifica continua, con un monitoraggio 24 ore su 24 da parte dell’Ingv e dell’Osservatorio Vesuviano. Nelle ultime settimane stiamo osservando un sollevamen.to di circa 1,5 centimetri al mese e la frequenza dei terremoti sta aumentando”. Secondo le previsioni una eventuale eruzione sarà al 95% “minore o uguale a quella di taglia media” considerando l’attività vulcanica degli ultimi cinquemila anni.

Redazione

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